Per molti, essere soli nell’Universo è una realtà difficile da accettare. Per loro fortuna, si tratta di una ipotesi impossibile da dimostrare perché può sempre esistere il “tal pianeta” nella “tal galassia” mai scoperto e in grado di ospitare, non solo la vita, ma anche esseri intelligenti.
Vediamo, allora, di fare qualche ragionamento, affrontando il discorso da uomini di scienza ed evitando, per semplice convenzione, di coinvolgere le tematiche ufologiche.
L’antica Grecia
Già i filosofi dell’antica Grecia, forse più di altri, si chiesero se gli esseri umani fossero soli nell’Universo visibile.
Alcuni di loro, espressero un parere negativo, idea figlia del così detto “atomismo”, cioè della convinzione che tutto fosse composto da piccole particelle indivisibili. E che, quindi, la Terra non avesse nulla di speciale e, di conseguenza, che nell’Universo dovessero esistere altre Terre ed altri esseri a noi simili (l’idea di “alieno”, intesa come creatura per niente umana, nacque solo 1800 grazie all’astronomo CamilleFlammarion).
Per altri, al contrario, come Platone e Aristotele, la Terra era l’unico pianeta nell’Universo e, dunque, l’unico mondo abitato. Perché le luci che si vedevano in cielo, cioè le stelle e i pianeti e pure la luna e il sole, erano composte di materia ben diversa da quella terrestre.
In ogni caso, si badi bene, il dibattito fu unicamente di tipo filosofico, non scientifico nel senso moderno del termine (lo stesso atomismo era una speculazione non supportata da nessuna evidenza concreta).
Durante i secoli
Con il passare del tempo, e soprattutto dal 1600 con la nascita dell’approccio scientifico, prese piede l’idea che non fossimo soli nell’Universo. Perché si realizzò che le stelle erano altrettanti soli, che l’Universo era davvero esteso e che le leggi fisiche erano uguali ovunque. Insomma, la Terra e i suoi abitanti parevano non avere nulla di speciale.
Ma nella seconda metà dell’Ottocento, nonostante la storia dei “canali marziani” di Schiapparelli, si assistette ad una sorta di dietro front.
Della serie, “L’Universo sarà anche grande e forse popolato di sistemi solari, ma nessuna prova o indizio portano a pensare che sia anche abitato”. Insomma, “fino a prova contraria siamo soli nell’Universo”.
Oggigiorno, si è tornati ad essere possibilisti, vista la scoperta di pianeti extrasolari, alcuni dei quali sufficientemente simili alla Terra da far ipotizzare gli ottimisti che possiedano le giuste condizioni per la nascita della vita. E che, su numeri straordinariamente grandi, vista l’infinità di stelle e probabilmente di pianeti, la vita debba essere nata per forza. Lo dice il calcolo probabilistico. Già… ma, come scrisse circa quattro secoli fa il matematico Blaise Pascal, “La teoria della probabilità non è in fondo che buon senso ridotto a calcolo”. Insomma, non vi è alcuna certezza che le cose stiano nella realtà come suggerisce il calcolo probabilistico, a maggior ragione quando si fa riferimento ad un solo caso concreto, la Terra.
In ogni caso, il passo da “vita” a “creature intelligenti ”sarebbedavvero “enorme”. E va pure ricordato che, a differenza di quanto scrisse Agatha Christie, “tanti indizi non fanno una prova, ma sono solo una serie di indizi”.
Infine, mai dimenticare che, pur in presenza di una sofisticata strumentazione tecnica, non è mai stato registrato un segnale dallo spazio inequivocabilmente intelligente, né quelli inviati tramite radiotelescopi o a bordo di sonde spaziali hanno mai avuto qualche tipo di riscontro.
Morale, appare utopistico pensare a vita intelligente nello spazio.
La Chiesa
E la Chiesa, che cosa ne pensa sul fatto di essere soli nell’Universo?
Il cristianesimo dei primi secoli fece sua l’idea aristotelica, cioè quella che gli uomini fossero davvero soli nell’Universo. E per due motivi.
Il primo, che nelle Sacre Scritture non esiste nessun indizio che porti a pensare ad un Universo abitato. Sì, è vero, certe frasi sono ambigue ma, dicevano i teologici del tempo, se Dio avesse voluto dirci che non siamo soli nell’Universo ce lo avrebbe detto senza tanti giri di parole.
Il secondo, che da questa idea scaturisce una sorta di privilegio della razza umana (e, si sa, un po’ di orgoglio non fa mai male).
E da allora il pensiero della Chiesa è cambiato? In parte, sì, ma in fondo non più di tanto. Innanzi tutto, mancano pronunciamenti ufficiali, come può essere una enciclica. Di conseguenza, che cosa il Vaticano pensa della faccenda è lasciato a libere dichiarazioni, anche importanti, come può essere quella dello stesso papa.
Nella sostanza, potremmo riassumere così il pensiero della Chiesa:
- Dio è onnipotente, quindi non si può porre un limite alla Sua creazione
- le Sacre Scritture sono sibilline sull’argomento, quindi non affermando in modo esplicito che siamo soli nell’Universo, lasciano aperta la porta ad una pluralità di mondi abitati
- l’incarnazione di Gesù è avvenuta solo per gli esseri umani, quindi, o gli altri mondi non hanno patito il peccato originale oppure ospitano umanità di “serie B” (sarò anche crudo, ma la sostanza è questa), perché non hanno sperimentato la salvezza divina.
Quindi, sì, c’è un’apertura all’esistenza di creature extraterrestri ma agli esseri umaniè riservatauna posizione privilegiata nel creato, visto che il Figlio in persona è sceso fra di loro (della serie, l’antropocentrismo e, se vogliamo, il cristocentrismo, non muoiono mai).
E se il messaggio intelligente fosse già arrivato?
Alcune voci incontrollate sostengono che, in realtà, il messaggio rivelatore di una civiltà extraterrestre sarebbe già arrivato (quindi non saremmo soli nell’Universo) ma che questo è tenuto nascosto al grande pubblico. Il motivo? Per non scatenare il panico…
A dire il vero, questa motivazione ovunque la si guardi non sta in piedi. Perché tutti sarebbero felici se alieni supertecnologici esistessero davvero. A partire dalla gente comune, comunque ormai abituata all’idea, speranzosa di riceverne un aiuto. E poi gli scienziati, per le incredibili ricadute in termine di conoscenza. Ma anche le religioni, in grado di portare acqua al proprio mulino quando non si può fare diversamente. E, infine, pure i politici, camaleontici e sempre pronti a cavalcare l’onda del momento.
La paura
Ma fermiamoci un attimo… poco sopra si accennava alla proattività umana in termini di comunicazione. Una buona idea?
In realtà, noi terrestri abbiamo l’abitudine di pensare in termini troppo (appunto) “terrestri”. E, cioè, che ipotetici alieni abbiano il nostro medesimo modo di ragionare. Quindi, che una civiltà evoluta tecnologicamente lo sia anche spiritualmente. Da qui, l’idea che “loro non possono farci del male, anzi ci vogliono aiutare”.
Purtroppo, le cose potrebbero stare in modo molto diverso. Non sappiamo nulla di nulla. Si pensi al “silenzio dell’Universo”. Non potrebbe essere figlio della precisa scelta di una ipotetica civiltà per evitare di essere individuata e poi conquistata da un’altra?
Insomma, per quanto ne sappiamo gli alieni potrebbero essere molto “cattivi”. (forse è meglio essere soli nell’Universo…).
Altre cause del silenzio
Volendo essere meno catastrofisti, ecco altri possibili motivi di questo misterioso “silenzio cosmico”:
- i messaggi artificiali dallo spazio sono arrivati ma in un periodo in cui l’Umanità non aveva la tecnologia per riconoscerli o addirittura neppure esisteva
- i messaggi stanno arrivando ma sono irriconoscibili
- le vecchie civiltà extraterrestri si sono nel frattempo autodistrutte
- le civiltà extraterrestri hanno scelto una evoluzione non tecnologica, quindi non comunicano
- l’Uomo è (o è stata) l’unica specie intelligente in tutto l’Universo, per cui ora siamo davvero soli nell’Universo
E se gli alieni fossero già arrivati sulla Terra?
Ma se invece di cercare gli alieni nel Cosmo, guardassimo “a casa nostra”?
Tralasciando, come già anticipato, il discorso UFO (che a parere di chi scrive non dà garanzie in tal senso), rimane stimolante l’idea di una presenza aliena non nel presente ma nel passato. Perché se è vero che pure in questo contesto le prove mancano, lo è altrettanto che sono sufficienti due milioni di anni per far sparire qualunque traccia tecnologica. Quindi, ipotetiche antiche civiltà terrestri avrebbero finito per essere letteralmente inghiottite dalle nebbie del tempo e, con loro, le possibili tracce di un “contatto extra”.
Insomma, “mai dire mai”, forse non siamo davvero soli nell’Universo, anche se manca qualunque genere di prova.
Dubbi sulla solitudine dell’Uomo
Certo, ci sono alcuni fattori che fanno pensare che realmente non siamo soli nell’Universo. Vediamoli:
- l’Universo sembrafatto apposta per favorire la nascita della vita. Cioè, ogni costante fisica è calibrata in tal senso. Valori leggermente diversi lo avrebbero reso “sterile” (e la vita, ovviamente, è il primo passo verso forme intelligenti)
- l’Uomo ha tenuto “in caldo” incredibili facoltà per migliaia di anni, come la capacità di realizzare musica e l’intelligenza matematica, prima di poterle mettere in campo, il che cozza contro la teoria darwiniana che ogni cosa nasce e si sviluppa solo nel momento in cui serve (il che può suggerire una sostanziale ignoranza in materia di “vita” e, dunque, in tal senso, una apertura verso possibilità inaspettate)
- la teoria della Panspermia, cioè di una inseminazione vitale dall’Universo, magari portata da comete, poggia sulla reale presenza di molecole organiche nelle nubi interstellari (scoperta dal matematico e astronomo indiano Chandra Wickramasinghe)
- il DNA non ha avuto abbastanza tempo per svilupparsi sulla Terra (parola di Francis Crick, premio Nobel per la medicina nel 1962), quindi potrebbe essere nato da “qualche altra parte”.
A questo punto, cosa concludere?
Partiamo dai dati certi, e cioè:
- non si sa come sia nata la vita sulla Terra (il passaggio da materia organica a “vita” rimane un mistero, anche se l’evento viene stimato con probabilità sostanzialmente nulle)
- inoltre non è chiaro come mai la vita si sia voluta in forma intelligente (perché, se un po’ di intelligenza aiuta a sopravvivere, l’eccesso è totalmente inutile)
- e non esiste alcuna prova di vita fuori dalla Terra
- i ragionamenti probabilistici sulla nascita della vita nel Cosmo sono viziati da un unico esempio (quello umano)
Di conseguenza, ogni ottimistica previsione di vita intelligente mi pare decisamente fuori luogo. Addirittura, c’è chi, sull’onda dell’entusiasmo, arriva a ipotizzare super civiltà extraterrestri in grado di fare mirabilie, come sfruttare l’energia di una intera galassia o creare (addirittura) altri Universi. Ricordo che la Scienza, pure se parte da “sogni”, deve tenere i piedi ben piantati per terra. E di piedi, in giro per l’Universo, se ne conoscono solo di umani…
In ogni caso, è doveroso lasciare aperta la porta alla speranza e mai dimenticare il detto “l’assenza di prove non è prova di assenza”, come scrisse il noto (e controverso) astronomo Carl Sagan, che tanto si occupò di vita extraterrestre.
Staremo a vedere…