Sul Pianeta X ne abbiamo sentite di cotte e di crude, ma cosa sappiamo realmente?
E’ l’ultima ipotesi formulata dalla scienza ufficiale. A produrla sono gli scienziati Jakub Scholtz dell’Università britannica di Durham e James Unwin dell’Università americana di Chicago. Secondo i due studiosi, questa potrebbe essere una delle spiegazioni o l’unica spiegazione plausibile che giustifichi le anomalie presenti oltre l’orbita di Nettuno, in quella parte di spazio chiamata fascia di Kuiper, ove stazionano innumerevoli asteroidi e piccoli pianeti.
Se ciò corrispondesse alla realtà questo “buco nero” possederebbe una massa simile a quella terrestre e sarebbe rimasto finora invisibile perché costituito da ciò che viene comunemente chiamata materia oscura, presente in almeno un quarto del cosmo ma sulla cui origine si sa poco o nulla.
La nuova teoria
Questo famigerato pianeta fantasma, secondo la nuova teoria, lascerebbe una traccia della propria presenza ai confini del Sistema Solare attraverso lampi energetici di raggi gamma.
A livello scientifico, rivelazioni di Zecharia Sitchin a parte, Il primo articolo totalmente a favore della possibile esistenza del 9° Pianeta, detto anche Pianeta X, risalirebbe al 2016: a scriverlo due planetologi, Batygin e Brown, che ipotizzarono la sua ubicazione ad una distanza tra i 45 e 150 miliardi di chilometri dal Sole.
Da quel momento, l’oscuro pianeta è tornato diverse volte alla ribalta, con notizie e dettagli sempre più particolareggiati. Secondo alcuni, questa presenza era già nota addirittura nel Medioevo, per altri sarebbe una super Terra più grande del nostro pianeta staccatasi forse dal Sole o da un’altra stella, per altri ancora, grazie alla forza gravitazionale, trascinerebbe al suo seguito altri corpi celesti.
Secondo ulteriori scuole di pensiero, elaborate da alcuni esperti specializzati nella simulazione delle dimensioni dei pianeti esterni al Sistema Solare, il pianeta X avrebbe un raggio di 3,7 volte superiore a quello della Terra, una massa 10 volte maggiore e la temperatura di 226 gradi sotto zero.
Al momento attuale però, di qualsiasi cosa si tratti, non esiste una prova definitiva che confermi la sua esistenza, anche perché questo corpo celeste sfugge ai telescopi ottici in quanto troppo lontano dal Sole per essere bene illuminato. L’unico modo per individuarlo potrebbe essere quello di utilizzare telescopi ad infrarossi, come il Large Synoptic Survey Telescope (Lsst). Quest’ultimo è attualmente in costruzione presso l’Osservatorio di Cherro Pachòn, in Cile.