Luci volanti è uno dei tanti modi per etichettare quelli che genericamente vengono definiti come “oggetti volanti non identificati”, cioè UFO. E che spesso possono tenere dei comportamenti davvero bizzarri. Come in quel caso che andiamo a raccontare…
Mi incontro con il testimone del fatto sul luogo in cui è avvenuto.
L’antefatto
Siamo, dunque, alle porte di Lusurasco (comune di Alseno, Piacenza), in aperta campagna. Il signor G. (questa è l’iniziale del suo nome) preferisce rimanere anonimo. Non vuole che qualche esagitato gli vada a “rompere le scatole” e neppure essere preso per pazzo.
Ma con me è un fiume di parole. Probabilmente l’amica che ha fatto da tramite deve avergli dato buone referenze.
“Mi ricordo tutto molto bene, anche perché non è passato molto tempo dall’epoca degli eventi”.
Si ferma un attimo, come a riordinare i ricordi e dar loro un filo logico.
“È l’autunno del 2011. Ne sono sicuro perché il tutto è successo poco dopo aver cambiato residenza. Così come sono certo dell’orario, perché stavo tornando dal lavoro, dove stacco alle ore 22 in punto. Quindi, quando attraverso in auto quel piccolo ponte che vedi poco distante, sono le ore 22.15, secondo più, secondo meno, naturalmente.
Sta piovendo a dirotto, ma mi sento tranquillo perché fra pochi minuti sarò a casa. Ad un certo punto, l’auto, improvvisamente, si spegne. Pare proprio morta, tanto che, a fatica, riesco ad indirizzarla lungo il ciglio della strada. Che faccio? Chiamo mia moglie affinché mi venga a prendere. Già… è una parola, perché pure il cellulare non dà segni di vita. È come se non avesse la batteria…”.
Appare l’incredibile
“Comincio a preoccuparmi. Alzo gli occhi e guardo fuori, attraverso il parabrezza. Non so se per cercare un improbabile aiuto o per farmi venire una buona idea. Ed è così che noto alla mia destra quelli che mi sembrano due fanali di auto o di moto. Uno appare un po’ più grosso dell’altro, entrambi paiono di poco sollevati dal terreno. <Ma guarda un po’>, mi vien da pensare, <cosa ci fanno in mezzo ad un campo arato e a quest’ora della notte e sotto ad un temporale?>. Continuo ad osservare queste luci volanti, ma non riesco a coglierne la distanza perché è buio pesto e, quindi, non ho punti di riferimento.
Bastano pochi secondi e le due sfere iniziano ad inseguirsi, spostandosi velocemente alla mia sinistra. Mi vien da pensare a qualcuno che stia facendo motocross, anche se sono il primo a non credere a questa ipotesi, e non solo per quanto sopra detto, ma anche perché non sento alcun rumore di motori.
L’insolita coppia di luci volanti si rincorre per alcune centinaia di metri, attraversando la strada asfaltata sui cui sono fermo, e sconfinando nel campo adiacente. Poi, torna indietro, ripercorrendo il medesimo tragitto ma in senso inverso”.
Arriva la paura
“Ora la curiosità si trasforma in panico e me ne guardo bene dallo scendere dall’auto (a dir il vero, anche perché piove). Purtroppo non transita nessuna auto (NdA Questo è un particolare curioso. Nei pochi minuti che ci siamo soffermati lungo la strada, di macchine ne sono passate parecchie. È vero, era giorno e non sera, però lo “zero” vetture è alquanto strano. È possibile che il testimone non se ne sia accorto, oppure che i conducenti di queste, visto l’incredibile spettacolo, si siano volontariamente fermati, per paura o per osservare meglio. O, piuttosto, che si siano bloccate anch’esse, come quella del testimone).
E cosa fanno le due luci volanti? Ritornate al punto di partenza, invertono nuovamente la rotta. Insomma, sembra che, con il loro movimento, stiano disegnando una sorta di “esse” molto schiacciata.
Poi, improvvisamente, schizzano via oltre quella boscaglia che vedi alle nostre spalle.
Neanche il tempo di rendermi di conto che lo <spettacolo> è finito, che il motore dell’auto si riaccende da solo, la radio pure ed il cellulare funziona che è una meraviglia”.
Il colpo di scena
“E, così, riparto, felice che tutto sia finito. In fondo, non mi è successo nulla ed ho perso uno o due minuti al massimo. Più per abitudine che per altro, guardo l’orologio. Non posso crederci… segna le 22.45… insomma, altro che due minuti, qui di minuti ne sono passati ben trenta…
Naturalmente, nel corso del tempo mi sono chiesto che cosa abbia davvero visto quella sera e cosa sia successo in quei tanti minuti di <vuoto> temporale. Ma non mi sono dato alcuna risposta…”.