Esistono da sempre fin dalla notte dei tempi libri maledetti e proibiti scritti da personaggi dediti all’occultismo e alla magia. Maledetti per via del loro contenuto, proibiti perché la chiesa di Roma pensava che la loro consultazione potesse non solo deviare l’animo umano, ma riteneva altresì che leggendoli si potessero evocare entità maligne. C’è un fondo di verità in tutto questo, o come ci si potrebbe immaginare è stato frutto di una campagna oscurantista? Quello che è certo, a mio avviso, è che salvo per alcune eccezioni, bisogna allontanarsi da certi tipi di letture. Quanti sono questi libri maledetti e proibiti? E che ruolo hanno avuto nella società antica e moderna? Oggi avremo modo di scoprirlo insieme al caro amico e collega di penna, Claudio Foti (www.claudiofoti.com)
Presentazioni.
Simone Leoni: Claudio, grazie mille per avermi concesso questa intervista per il sito della federazione ufologica italiana. Non tutti sanno chi é Claudio Foti, ti puoi presentare ai nostri lettori?
Claudio Foti: Ciao Simone, come sai sono un personaggio scomodo. Scomodo perché vivo di dubbi e non di certezze. Scomodo perché faccio domande scomode e ragiono a 360 gradi, senza mai escludere nulla. Non sono un giudicante, odio la censura e ritengo che ognuno di noi abbia il diritto di potersi fare la sua idea su dati, vicende e situazioni.
Detto questo, per venire subito al punto e non annoiare troppo il lettore, rispondo che da oltre Trenta anni mi occupo di narrativa weird, horror e di fantascienza.
Per scrivere un romanzo o racconto che sia è sempre necessario documentarsi a fondo. E ha forza di scavare, come si direbbe dei nani di Moria, ho scavato troppo a fondo e ho scoperto cose di cui era meglio ignorare l’esistenza.
Come il primo vero caso di avvistamento ufo testimoniato del 1900 e le cose non stanno proprio come ci hanno raccontato.
Tutte le altre informazioni su di me le trovi su www.claudiofoti.com
Il Necronomicon
Simone Leoni: Precedentemente, sulla sezione interviste del sito www.luoghimisteriosi.it, io e te abbiamo affrontato in maniera non del tutto approfondita, la questione del libro maledetto Il Necronomicon. Partiamo da qui. Raccontaci brevemente la sua storia e come mai è arrivato ad avere la fama di testo maledetto?
Claudio Foti: Che cosa si può dire del Necronomicon che non sia stato già detto? Forse molto in quanto nulla è stato detto in realtà. Il titolo, per esempio, si riferisce a qualcosa di incomprensibile. Il libro che si dice non esista, il libro che porta follia e disperazione a chi si avventura tra le sue pagine alla ricerca di quella conoscenza che non è conoscenza, forse non è neppure un libro.
Il titolo Necronomicon è ancora oggi un enigma, Lovecraft, si sa, ha cercato di tradurre la parola Necronomicon in inglese con ‘L’immagine della Legge dei Morti’. In questo caso il Sognatore di Providence si è comportato proprio come quegli oracoli che cercavano di interpretare le parole degli dèi.
Ma l’idea non è quella di tradurre, perché sarebbe impossibile, quanto di interpretare la volontà degli dèi, quindi interpretare un linguaggio non di questa terra, cercando di renderlo comprensibile, intellegibile. Un po’ come si fa con un sogno, ma non perché si tratta di un linguaggio sconosciuto, quanto perché non è un linguaggio tradizionale.
Ha ragione Robert M. Price quando nella prefazione del suo Necronomicon scrive che: «Lovecraft (Immagine della Legge dei Morti), George Wetzel (Libro dei Nomi dei Morti); Manly Bannister (Libro delle Leggi dei Morti); Colin Wilson (Libro dei Nomi Morti); S.T. Joshi (Libro Concernente la Morte) e Pierre de Caprona (Conoscitore delle Leggi della Morte) tutti quanti stanno cercando di interpretare il titolo del Necronomicon, un po’ come Herny Armitage fece con il diario di Wilbur Whateley.»
Appunto questo è il Necronomicom. Un mistero da interpretare e non da tradurre.
Secondo il Sognatore di Providence, è un tomo pieno di segreti e rituali che può portare il lettore incauto, affamato di conoscenza o di potere, ben oltre l’orlo della follia. In realtà, il Necronomicon non esiste, sebbene ormai quasi una dozzina di libri con questo titolo siano tutt’oggi disponibili nelle librerie.
Il Necronomicon gioca un ruolo importante nel ciclo di Cthulhu e Lovecraft lo cita in ben diciotto delle sue storie, più di ogni altro libro (reale o meno) a cui fa riferimento.
Molti fan di Cthulhu, e sono più numerosi di quello che si possa pensare, vedono questo famigerato libro come la Bibbia di Lovecraft. Ma che cosa c’è in questo libro? Da quello che Lovecraft ci racconta nelle sue storie, sembra che Alhazred, il suo autore, il cosiddetto Arabo Pazzo, lo abbia scritto annoverandovi gli incantesimi per entrare in contatto con razze di creature extraterrestri con poteri cosmici. In altre parole, il libro riguarda la storia non detta del nostro mondo e le creature che un tempo governavano la Terra.
Più tardi, altri autori avrebbero dato al Necronomicon una più cospicua reputazione di libro di incantesimi, ma a parte alcune vaghe descrizioni dei rituali di evocazione, non sembra essere stato questo l’intento originale del Sognatore di Providence.
Simone Leoni: Il libro in questione si dice che sia stato scritto su pelle umana. Solo dicerie o c’è questa remota possibilità?
Claudio Foti: Che qualche folle abbia trascritto le nozioni, reali o inventate, su pelle umana non è da escludere. Considera che sono moltissimi, purtroppo, i libri scritti su pelle umana conservati nelle varie università del mondo civilizzato…
Simone Leoni: Quello che vi é al suo interno, può essere considerato veramente una specie di Grimorio magico, oppure é solo pura fantasia?
Claudio Foti: Una citazione di Lovecraft dice in merito: “Gli uomini di più ampio intelletto sanno che non c’è netta distinzione tra il reale e l’irreale, che le cose appaiono come sembrano solo in virtù dei delicati strumenti fisici e mentali attraverso cui le percepiamo.”
Quindi diciamo che è per lo meno difficile dare una risposta a questa domanda. H.P. Lovecraft scrisse ovunque che il Necronomicon fosse solo un parto della sua mente.
Ora nessuno ha certezza di cosa ci fosse nella mente di Lovecraft, quindi può esser fantasia o possono essere riti e incantesimi magici. Molte correnti di magia lo sostengono. Bisogna considerare che su Il Necronomicon nei decenni si è costruito un impero. In centinaia si sono affrettati a metter in commercio versioni di dubbia provenienza, in migliaia le hanno acquistate. Una dinamica questa che era già iniziata ai tempi del Sognatore di Providence, e che lui stesso in alcune lettere deplorava.
Simone Leoni: Sembra che H.P Lovecraft sia il vero padre di quest’opera letteraria. Cosa voleva trasmettere ai suoi lettori?
Claudio Foti: Vedi, secondo me Lovecraft con il Necronomicon voleva creare un filrouge che unisse i suoi racconti più spaventosi. È stata una grande trovata letteraria, ma io personalmente non ci vedo altro. Sono ben altre le idee di Lovecraft che sono spaventose, alcune semplici citazioni che dovrebbero far riflettere l’uomo, soprattutto l’essere umano di questi tempi.
Questa per esempio si trova nel suo racconto più famoso “Il Richiamo di Cthuhu”: Ritengo che la cosa più misericordiosa al mondo sia l’incapacità della mente umana di mettere in correlazione tutti i suoi contenuti. Viviamo su una placida isola di ignoranza nel mezzo del nero mare dell’infinito, e non era destino che navigassimo lontano.
Le scienze, ciascuna tesa nella propria direzione, ci hanno finora nuociuto ben poco; ma, un giorno, la connessione di conoscenze disgiunte aprirà visioni talmente terrificanti della realtà, e della nostra spaventosa posizione in essa che, o diventeremo pazzi per la rivelazione, o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di un nuovo Medioevo.
Simone Leoni: Ora mi piacerebbe parlare con te dei Grandi Antichi, ovvero antiche divinità ctonie del mondo di Lovecraft. Quali nomi hanno? E che caratteristiche hanno?
Claudio Foti: Dovremmo parlare dei suoi racconti invece, senza di essi si capiscono poco le sue idee, che erano strane e poco umane. “Il Colore Venuto dallo Spazio” tratta per esempio di una invasione aliena dovuta a un gas, recentemente ci hanno fatto anche un film, poco fedele all’originale di Lovecraft, ma che da un’idea di come Il Sognatore di Providence fosse avanti di decenni e negli anni Trenta scrivesse fantascienza d’avanguardia. Oppure il racconto “Tra le Mura di Eryx” in cui degli astronauti, inviati su Venere per raccogliere dei cristalli, vengono in contatto con una razza antichissima, e con una ancora più antica con vestigia ormai dimenticate.
Insomma, secondo me, a parte tutti gli dei che provengono dallo spazio (e lo sono tutti) è nella sua narrativa, nascosta, criptata, a volte pesante, che l’appassionato di ufologia deve ricercare paralleli e insabbiamenti con avvenimenti accaduti o che accadranno…
Simone Leoni: Sono tutte malvagie? E che nesso hanno con l’aspetto delle tante razze aliene elencate nel mondo ufologico?
Claudio Foti: Questo è un discorso molto lungo. Cercando di concentrarlo per lo spazio concesso in questa intervista dobbiamo cominciare con il dire che non solo le divinità Lovecraftiane possono avere dei collegamenti o parallelismi, usate il termine che preferite, con gli ufo. Sono soprattutto le razze che Lovecraft ‘inventa (?) ad esser così aliene da far paura. I Polpi Volanti, li chiama così, sono esseri che come gli Yithiani possono viaggiare negli spazi profondi, nei golfi neri dello spazio, come scrive Lovecraft. Alcune di queste razze sono in grado di prendere possesso degli uomini a distanza dal loro pianeta natale.
Entrano nel cervello e il cervello del posseduto finisce nella custodia dell’alieno che ha attuato questo scambio e lì vive fin quando questo non torna. Alieni quindi che non hanno bisogno di navicelle spaziali per spostarsi, gli bastano le capacità mentali, così evolute che non riusciamo neppure a immaginare. Insomma il tuo collega di lavoro potrebbe aver subito questo processo e tu potresti non accorgetene mai! Inquietante e visionario vero?
Eppure Lovecraft spiega anche che questa razza è in grado di spostarsi non solo da un sistema solare all’altro ma anche avanti e indietro nel tempo. Sembrerebbe una razza potentissima quindi, eppure Lovecraft spiega che lo fa perché fugge.
Fugge da un’altra razza che lo vuole sterminare e così si nasconde nelle menti di altre razze, di altri pianeti, sistemi solari e questo albergare nelle “custodie” altrui permette loro di scamparla e al contempo, evolvere i pianeti. Le menti degli ‘espropriati’, passatemi questo termine, sono immobilizzate su un altro pianeta in un corpo che non sanno comandare e quando tornano al loro corpo originario, spesso non sono neppure in grado di parlare. Io credo che già questo sia indicativo della mente prodigiosa che aveva Lovecraft che, se fosse vissuto più a lungo sarebbe diventato sicuramente uno scrittore di fantascienza.
Simone Leoni: Possibile che Lovecraft abbia aderito a circoli esoterici e occulti che lo abbiano, in qualche modo, ispirato nella stesura dei suoi romanzi?
Claudio Foti: Sì, questo lo ritengo possibile. Era un uomo molto riservato, ma molto curioso, e poco filtra nelle sue lettere, anche se qualcosa a leggerle bene c’è. Aveva amici occultisti, conosceva delle sedicenti streghe ma credo che lui avesse un approccio curioso e non dogmatico nei confronti della magia, anzi legava spesso la magia, quella vera, alla matematica.
In “I Sogni della casa stregata” scrive: “Né le geometrie non euclidee, né la fisica quantistica, bastano ad aprire certi cervelli, e quando si mischiano questi valori con il folklore e si tenta di scoprire uno strano retroterra di realtà multidimensionali dietro le allusioni demoniache delle storie gotiche e dietro i bisbigli timidi fatti presso l’angolo del focolare, difficilmente ci si può aspettare di essere del tutto liberi dai disordini mentali.”
Un altro mistero?
Simone Leoni: c’è un altro scrittore legato a testi maledetti o proibiti? Cosa puoi dirci in merito?
Claudio Foti: Be’, c’è Il mistero di Richard Sharpe Shaver. Tutto ebbe inizio nel 1943, Lovecraft era morto già da quasi sei anni. Richard S. Shaver scrive una lettera alla rivista Amazing Stories, sostenendo di aver scoperto un linguaggio ancestrale che chiamava “Mantong”. Si trattava di un linguaggio proto-umano da cui erano successivamente derivate tutte le lingue del mondo.
L’editore della rivista pulp, un certo Palmer, gli rispose chiedendogli da dove derivasse questa sua conoscenza e Richard S. Shaver rispose con un’altra a lettera intitolata “Avvertimento per l‘Uomo del Futuro” nella quale affermava che razze preistoriche avanzate avevano scavato città sotterranee sulla Terra prima di essere state costrette ad abbandonare il pianeta a causa della nefasta influenza del sole.
Prima della fuga definitiva dalla Terra, gli Antichi abbandonarono qui anche alcuni loro discendenti che potremmo dividere in due categorie i teros, nobili e di forma umana e i deros, folli e sadici.
La parola deros, difficilmente traducibile dall‘inglese in quanto si tratta di un gioco di parole, che sta per ―robot dannosi, ma molto simili agli uomini. Ma qui non si tratta di macchine o di robot come intendiamo noi oggi, ma di esseri simili a robot per il loro carattere primitivo e privo di emozioni. Questi deros ancora vivono nelle città sotterranee del mondo e, secondo Shaver, rapiscono le persone che vivono in superficie per cibarsene o per torturarle. I maligni deros quindi utilizzano le macchine a raggi lasciate qui dall‘antica razza durante la fuga dal pianeta Terra e con queste spiano le persone, proiettano voci e pensieri nelle loro menti e creano la schizofrenia. Sembrano all‘origine di tutti i mali degli esseri umani, dalle lievi ferite accidentali agli incidenti aerei, ai disastri naturali e alle catastrofi.
Questi gnomi malefici rapiscono principalmente donne che vengono torturate e stuprate. Shaver nei suoi libri sostenne ripetutamente che i deros viaggino pochissimo e che rimangano chiusi nelle loro caverne anche se hanno contatti con altre razze aliene malvagie dello spazio. Tutta la conoscenza di prima mano che Shaver ha di questi esseri gli deriva dal fatto di esser stato, a suo dire, loro prigioniero per anni.
La lettera divenne il famoso romanzo dal titolo I Remember Lemuria! Ed uscì nel numero di marzo del 1945 di Amazing Stories. L‘edizione andò immediatamente esaurita ed ebbe un grande successo: tra il 1945 e il 1948 giunsero centinaia di migliaia di lettere alla rivista sulle storie che Shaver continuava a sfornare acquisendo una notorietà pazzesca.
In molti scrissero ad Amazing di sentire anche loro strane voci o che avevano incontrato gli abitanti della Terra cava. Lettere innumerevoli, quella di una donna che affermava di essere andata sotto la città di Parigi attraverso un ascensore segreto e che, dopo mesi di violenze e di torture, era stata finalmente liberata da un tero. O quella che indicava che lo scrittore Fred Lee Crisman fosse coinvolto con i deros.
Crisman successivamente, cosa inquietante, divenne noto al grande pubblico per il suo coinvolgimento con l‘assassinio di J. F. Kennedy e il Maury Island Incident. Shaver e le sue storie divennero popolarissima.
Simone Leoni: e poi che accadde? E’ vero che ci fu l’insabbiamento?
Claudio Foti: Si, accadde anche qualcosa di incredibile: la Queens Science Fiction League di New York dichiarò pubblicamente che le storie di Richard S. Shaver erano una seria minaccia per la salute mentale dei lettori americani. Ma non è assurdo che un‘associazione di fantascienza dichiari che alcuni romanzi di fantascienza siano pericolosi? Potevano dichiarare che le opere di Shaver erano brutte, incomplete, oscene, ma non pericolose per la salute mentale dei lettori… La fantascienza e il fantastico da sempre sono frutto delle visioni degli autori, della loro creatività, cosa c‘è di strano?
Perché fare una dichiarazione ufficiale simile? Cosa c‘era dietro? Forse qualcuno a loro insaputa stava manipolando le associazioni di appassionati di fantascienza? In ogni modo la cosa non finì lì, quello fu solo l‘inizio. Qualche tempo dopo, infatti, durante un congresso di fantascienza nella città di Philadelfia, fu presentata addirittura una petizione al Ministero delle Poste affinché la distribuzione
per corrispondenza di Amazing Stories venisse bloccata negli Stati Uniti.
In seguito nella rubrica delle lettere di Amazing Stories iniziarono ad arrivare missive sempre più minacciose, ma anche bizzarre e improbabili. Una di queste diceva testualmente: Sono un laureato in scienze occulte presso la Miskantonic University e sono stato coinvolto nella lotta contro i „dero sotterranei‟ del signor Shaver sin dalla mia laurea nel 1935 […] la Traduzione dell‟undicesimo capitolo del Necronomicon tramite „l‟alfabeto lemuriano‟ potrebbe aiutare a scovare i pezzi mancanti.
Chi curava la rubrica per la rivista, un certo Howard Browne, non colse (oppure era d’accordo per creare quella che oggi chiameremo fake news) i riferimenti al grande H.P. Lovecraft e pubblicò la lettera nel numero seguente con la risposta di Palmer: Il suo uso delle virgolette intorno ai “dero sotterranei‟ ci interessa molto, proprio perché è come l‟avremmo scritto noi, sapendo ciò che sappiamo!”
Il critico più agguerrito di Richard S. Shaver però fu un certo Thomas Gardner, apparentemente un fan molto attivo che temeva (chissà perché) che l‘idea di Shaver veicolata dalla rivista di Palmer, potesse esplodere e diffondersi nell‘istruzione pubblica.
Nel 1947 il Mistero di Shaver raggiunse il suo punto più alto, ma fu lo stesso anno che vide l‘inizio del suo rapido declino. Il numero di giugno di Amazing Stories fu interamente dedicato al Mistero di Shaver e Ray Palmer nel suo editoriale fece capire che i dero avevano fatto di tutto per ostacolarne la pubblicazione e non mancò di ribadire pubblicamente la sua fede nelle affermazioni dello scrittore: «L‘uomo non governa questa Terra e questa è la pura verità. Continua ad intrigarci, Mistero Shaver!» A quel punto il proprietario della rivista, William Ziff, nonostante le migliaia di dollari guadagnati da quando erano apparse le storie di Shaver, era stufo delle pressioni di ogni genere che stava subendo e non volle più essere accostato a un argomento tanto controverso, così minacciò Palmer che se non avesse mollato Shaver lui avrebbe mollato lui.
Curioso comunque visto che la rivista macinava dollari, le copie andavano a ruba e la concorrenza era stata sbaragliata. Oggi c‘è chi sostiene, non peregrinamente, che all‘epoca ci fossero state anche delle forti pressioni governative.
Fatto sta che molti appassionati di fantascienza condannarono il Mistero di Shaver o lo etichettarono come bufala e organizzarono campagne per cercare di convincere gli editori di
Amazing Stories a eliminare gli articoli su Shaver e le storie sul suo mistero. Altri sostennero che Shaver fosse pazzo, e avesse evidenti sintomi di schizofrenia. Altri ancora accusarono
l‘editore di farsi pubblicità con Shaver per vendere più copie della sua rivista. Fatto sta che nel 1948, Amazing Stories smise di pubblicare le storie di Shaver, e nel suo editoriale, Palmer scrisse che la rivista aveva sempre raccontato storie di fantasia che non avevano
nulla a che fare con la realtà, cambiando radicalmente indirizzo.
Simone Leoni: e come andò a finire? Che altro successe?
Claudio Foti: L‘anno successivo Ray Palmer lasciò Ziff-Davis e Amazing Stories la cui direzione fu data ad Howard Browne, proprio l‘uomo che aveva buttato nel cestino la prima lettera di Shaver e che definirà tutta la faccenda «la porcheria più disgustosa in cui io mi sia mai imbattuto.»
Anni dopo Ray Palmer affermò che Amazing Stories era stata pressata da forze esterne, forze sinistre che volevano un radicale cambio di rotta. Dal canto loro le centinaia di Shaver Mystery Clubs rimasero aperti e continuarono a essere affollati di gente: le storie e i racconti venivano letti, diffusi e commentati. Palmer continuò a dare vita al Mistero di Shaver attraverso il periodico The Hidden World che, stampato in un minor numero di copie, era ancora destinato ai fan.
Dal canto loro Shaver e sua moglie pubblicarono lo Shaver Mystery Magazine che ebbe uscite irregolari per qualche anno prima di sparire definitivamente dalla scena editoriale.
Io non mi sento di escludere che Richard S. Shaver soffrisse di paranoie e persecuzioni, ma bisogna riconoscere che descrisse una storia, quella delle nostre vite controllate da forze ignote che si celano nelle caverne sotterranee, che andò molto di moda nei secoli scorsi. Una leggenda bollata da sempre come fantasiosa, ma su cui ha sentito il dovere di scrivere una sorta di saggio anche il grande René Guenon.
Dai suoi resoconti sappiamo che Richard S. Shaver udiva delle voci, alcune terribili, altre gentili. Voci che secondo lui provenivano dal mondo di sotto popolato dai malvagi dero e dai
buoni tero, entrambi discendenti di una razza antica e tecnologicamente avanzata che una volta viveva sulla superficie della Terra e che molto tempo fa è scappata nello spazio profondo.
Da queste voci, e forse visioni, Shaver costruì un‘interessante mitologia colma di antiche meraviglie, peccati, tragedie e conflitti che probabilmente davano un senso e un significato alle voci che sentiva nella sua testa.
Curiosamente il numero di Amazing Stories del giugno del 1947 fu interamente dedicato a Shaver che vi pubblicò ben quattro storie. Il direttore Ray Palmer affermò che tre di queste (Formula From The Underworld, Zigor Mephisto‟s Collection Of Mentalia e Witch‟s Daughter) erano verità romanzate e che la quarta (The Red Legion) fosse invece completamente vera.
Da quel momento la stabilità di Palmer fu minacciata e quando, nello stesso mese di quell‘anno, Kenneth Arnold, noto aviatore, affermò di aver visto i dischi volanti proprio sopra Mount Rainier, l‘attenzione popolare abbandonò i romanzi di Shaver
che prevedevano ufo che uscivano dalle cavità terrestri e si spostò sugli ufo che provenivano dallo spazio.
Simone Leoni: Stai dicendo che fu fatto apposta?
Claudio Foti: Sto dicendo che con il senno di poi si potrebbe dire che dopo l‘apparizione dei dischi volanti nei cieli degli Stati Uniti è normale che il Mistero di Shaver passasse in secondo piano. I dischi volanti che provenivano dallo spazio siderale erano più affascinanti delle teorie della Terra Cava abitata da mostri.
Inoltre, la visione di Shaver era oscura e pessimistica, si basava sul mondo ctonio lontano dalla luce. Un mondo nascosto sotto i nostri piedi, da cui venivamo controllati. Un mondo ben poco affascinante se paragonato allo spazio infinito, verso il quale gli occhi degli occidentali guardavano per trovare un futuro migliore e luminoso.
Per un breve periodo Ray Palmer sostenne che i dischi volanti visti nel 1947 confermavano le teorie di Shaver. Forse gli UFO provenivano dalle caverne ed erano pilotati dai malvagi
deros. Ma il richiamo dello spazio profondo fu irresistibile. L‘ipotesi extraterrestre vinse a mani basse e il cinema si gettò a capofitto nel nuovo filone, che in seguito si rivelerà ricchissimo.
Un‘altra teoria cospirazionistica prese il posto di quella di Shaver che ben presto, dopo aver sobillato gli Stati Uniti nel profondo dell‘anima, scomparve. I dischi volanti furono avvistati addirittura sopra Washington, mentre i deros se ne stavano nascosti sottoterra. Ray Palmer, da buon segugio dell‘editoria, si mise in scia e stampò la sua nuova rivista Fate. Non si sarebbe occupata di fantascienza ma di storie vere, strane e paranormali e nei primi numeri ci fu addirittura un ospite d‘eccezione: Kenneth Arnold.
E mentre tutti ormai guardavano verso il cielo, Richard S. Shaver continuò da solo a guardare verso le profondità della Terra fin quando non scoprì i libri di pietra, ma questa è un’altra storia. Ora però, a parte tutto c‘è da chiedersi: e se Shaver avesse visto giusto, se le sue affermazioni fossero sensate e reali, come egli stesso diceva, è possibile che l’associazione Ufo-Spazio sia stata creata ad ho per abbattere le sue idee che stavano pericolosamente prendendo piede, interessando centinaia di migliaia di americani? In fondo, ogni serio ufologo lo sa, la storia degli Ufo su Washington per come è giunta alla stampa, fa acqua da tutte le parti.
Simone Leoni: Questo invece, non è un testo maledetto, ma è più un testo criptico, il quale tu hai già trattato non solo con un tuo saggio ma anche attraverso svariati articoli: il Codice Voynich. Trattare qui la storia e le stranezze di questo libro sarebbe dispendioso, in sintesi cosa ci puoi dire di questo manoscritto?
Claudio Foti: In effetti ho scritto ben due saggi sull’argomento è rimando a quelli per analisi approfondite. Qui possiamo aggiungere che il testo è probabilmente stato composto in Italia intorno al XV secolo come rivela il test al radiocarbonio svolto da una nota università Americana.
L’originale, che è stato a Roma e Frascati per centinaia di anni, oggi purtroppo si trova Yale. Secondo alcuni studiosi nelle sue pagine, così stranamente istoriate e scritte con quel linguaggio incomprensibile, ci sarebbero rivelazioni, medicamenti, virus, profezie e anche la prova del contatto alieno.
Simone Leoni: Perché secondo te, questi testi sono di primaria importanza nel mondo degli occultisti? E perché soprattutto, il tema delle pratiche magiche è una costante in tutte le epoche?
Claudio Foti: Perché l’uomo è curioso. Almeno un certo tipo di uomo, la maggioranza non ama il dubbio e l’ignoto, la maggioranza non vuole pensare e vuole certezze, ma non sono tutti così. C’è qualcuno che si distingue ed è alla ricerca, studia e pratica qualsiasi attività. Queste persone non hanno paura del dubbio, non hanno paura dell’incertezza e non si affidano alle certezze ufficiali, per non pensare e per non spaventarsi. Poi l’uomo ha sempre voluto comandare sugli altri a cominciare dalla Natura, dimenticandosi di essere Natura lui stesso…
Conclusioni.
Simone Leoni: Claudio, io ti ringrazio ancora ma dobbiamo congedarci. Vuoi aggiungere qualcos’altro?
Claudio Foti: Visto il momento storico attuale io vi lascerei con una frase tratta da “L’ultimo Esperimento” un racconto di Lovecraft del 1927: “Ma sei assolutamente certo che la tua scoperta sarà per l’umanità un bene tale da compensare questi sacrifici?”
Gli occhi di Clarendon lampeggiarono pericolosamente.
“L’umanità! E che cos’è l’umanità? La scienza! Sciocchi! Sempre e solo individui!
L’umanità va bene per i predicatori… per loro significa folle di ciechi creduloni.
L’umanità va bene per i ricchi avidi: a loro parla di dollari e di cents.”
E poi aggiunge: “L’umanità va bene per i politicanti: per loro significa un potere collettivo da usare per il proprio tornaconto.
Che cos’è l’umanità? Niente! Grazie a Dio questa rozza illusione non è durata! Un uomo veramente adulto adopera la verità… la conoscenza… la scienza… la luce… strappare il velo e sconfiggere le ombre. La conoscenza, il Grande Moloch! C’è morte nei nostri riti. Dobbiamo uccidere, sezionare, distruggere… tutto per amore della scoperta… il culto della luce ineffabile. La dea Scienza lo esige. Sperimentiamo un veleno dubbio uccidendo. In quale altro modo potremmo farlo? Non si può pensare all’individuo… solo alla conoscenza… bisogna conoscerne l’effetto.”