Nel precedente articolo “Il Diavolo e la sua manifestazione” abbiamo visto come il Maligno, ad un certo punto,finisce per scoprire le sue carte, ma senza entrare nel merito di come lo si combatte, in pratica delle tecniche di esorcismo. Ora, in questo quarto scritto, è giunto il momento di conoscerequest’arma per eccellenza in mano alla Chiesa e lo faremo partendo da una domanda: che cosa fare di fronte ad un possibile caso di possessione?
Gli esorcisti non hanno dubbi, praticare, appunto, il rito dell’esorcismo… già, ma come si può essere ragionevolmente sicuri che si tratti davvero di un posseduto?
Tecniche e tattiche preliminari in un eventuale caso di possessione
E qui ci sono due correnti di pensiero.
La prima, prudenziale, che innanzi tutto occorre invitare la persona a recarsi dallo psichiatra, per capire se si trattadi una malattia o di un disturbo mentale. Alla fine, lo psichiatra potrà diagnosticare una patologia medica, che è il caso più frequente, oppure no (così come l’esorcista che si trattao meno di possessione). Ma non andare oltre.
Questo approccio ha il grosso limite che la possessione possa essere scambiata per una malattia psichiatrica, con tutti i “danni” che ne conseguono, mentre non può esistere il contrario. Cioè, se una persona non è davvero posseduta, l’esorcismo lo evidenzia chiaramente (sempre secondo gli esorcisti, ovviamente). E ricordo che Dio stesso fece esorcismi, distinguendo fra posseduti, malati e malati posseduti.
Ad ogni modo, oltre che una visita dallo psichiatra, alla persona vengono consigliati il digiuno e la preghiera (che male non fanno).
E spesso, a dire il vero, il problema si risolve con uno od entrambe le soluzioni(oppure invocando il sacro vincolo del matrimonio) se si tratta di un semplice disturbo del Diavolo e non di una vera possessione, contro la quale l’unico vero rimedio è l’esorcismo.
La seconda corrente di pensiero, più spiccia, suggerisce che è meglio passar subito al rito previsto dalla Chiesa, cioè all’esorcismo, per vedere come si comporta il soggetto.Perché, di fronte al sacro rito, ilMale reagisce sempre. Quindi, l’esorcista può capire se ha intrapreso la strada corretta.
In altre parole, si tratta di una scelta a scopo diagnostico, a dire il vero mal vista dal Vaticano, ma praticata da molti esorcisti. E come mai, con questa premessa, la mettono in campo ugualmente? Per le tante richieste che ricevono. Cioè, perché non hanno il tempo di “seguire la procedura”…
Il soggetto e il prete di fronte all’esorcismo
A dire il vero,c’è il rischio che il presunto possedutovenga influenzato dal certo inusuale comportamento del prete.Per questo, al fine di contenere tale pericolo, il sacerdote, ad esempio, può pronunciare frasi in latino senza senso, per vedere come reagisce la persona. Perché è chiaro che, “se fa il posseduto”, posseduto non lo è per nulla…
In ogni caso, mai fidarsi di quest’ultimo. Perché potrebbe convincersi di avere il Diavolo in corpo, per deresponsabilizzarsi e per sentirsi un prescelto (in fondo, è stato il Diavolo a preferirlo, mica uno qualunque). E magari l’esorcista tende a vedere in giro troppe possessioni, perché avvalorano la sua fede, visto che l’esistenza del Demonio è una prova dell’esistenza di Dio. Senza dimenticare che il Diavolo può essere un espediente teologico per scagionare Dio dall’esistenza Male.
Come si diventa esorcisti?
Dopo questa premessa e prima di seguire il “nostro” prete nell’esercizio di queste sue particolari funzioni, occorre porsi una domanda.
E, cioè, qualunque sacerdote può fare l’esorcista?
La risposta è no. L’esorcista deve essere nominato dal vescovo, anche se questo può autorizzare un singolo prelato per casi specifici. E l’autorizzazione vale solo per la diocesi assegnata. Perché se l’esercizio avviene fuori “competenza territoriale”, il Diavolo se ne accorge e il rito perde efficacia. Al contrario, una persona può farsi curare in una diocesi diversa da quella di residenza (ovviamente, e lo ricordo ancora, ciò è quanto si legge nella sterminata letteratura esorcista).
A dire il vero ci fu un caso in Italia di esorcista, diciamo, civile. Stiamo parlando della torinese Enrichetta Naum. Sì, perché sul finire dell’Ottocento faceva esorcismi e guarigioni con il permesso dell’autorità ecclesiastica. Come mai? Perché c’era molta richiesta e l’unico esorcista “ufficiale”, un prete piuttosto anziano, non riusciva a soddisfare tutte le domande.
Tornando al vescovo, nella sua sceltadi cosa si preoccupa?
Che il prescelto faccia una vita di santità, sia forte e paziente. In ogni caso, mai dimenticare che è Dio a liberare il posseduto, al di là dei riti fatti in un modo piuttosto che in un altro. E, poi, di come sia necessario che l’indemoniato “ci metta del suo”, cioè che desideri esser liberato(tanto che il rito può funzionare anche a distanza) e che ci sia fede e preghierada parte di amici e parenti, oltre che, ovviamente, nel sacerdote stesso.Questo, perché l’esorcismo è un sacramentale e non un sacramento. Quindi, per funzionare è necessario che ci creda chi lo fa e chi lo riceve.
L’esorcismo cattolico nei secoli
A questo punto, prima di entrare nel vivo, occorre fare alcune precisazioni storiche.
Innanzi tutto che il battesimo è la prima forma di esorcismo. Immergere nell’acqua significa portare all’inferno, perché un tempo era credenza che serpenti e mostri vivessero sotto all’acqua.
Poi, che il rito dell’esorcismo venne codificato nel 1614 (e molti sospettano che fu una reazione alla nascita della scienza moderna e delle eresie), successivamente modificato nel 1998. La vecchia versione del rito può essere ugualmente usata ma con la dispensa del vescovo.
Inoltre, che nel 1972 Paolo VI abolisce l’ordine degli esorcisti, da allora nominati unicamente dal vescovo.
Ora, l’attuale versione del rito, fra le varie disposizioni, prevede l’invito alla cautela e a praticare l’esorcismo solo quando si è “moralmente certi”, la specifica (come già detto) che la nomina dell’esorcista è compito del vescovo e che l’esorcista deve consultare preventivamente un medico, per capire se medicine e psicologia possano guarire il paziente. Poi, lo ripetiamo, che per usare il vecchio rituale ci vuole l’autorizzazione del vescovo stesso. Ma, soprattutto, viene rimarcato che ciò che conta è la fede, tanto che prima del 1614, cioè dell’istituzione del rito, gli esorcismi funzionavano ugualmente. Anche per questo, c’è libertà durante la pratica nell’uso dell’oggettistica sacra.
Infine, va ricordato che attualmente la Chiesa organizza a Roma un corso semestrale per esorcisti e lezioni sul Diavolo alla “Regina Apostolorum Campus”. Anche se poi quello che conta è la pratica, quindi è necessario che l’allievo si affianchi sul campo all’esorcista esperto.
Prima del rito dell’esorcismo
Tornando al rito, viene consigliato, prima di effettuare l’esorcismo vero e proprio, di fare le così dette “preghiere di liberazione”. Sono recitate in forma libera e da chiunque, perché ciò che conta è la fede. Possono essere praticate da singoli o da gruppi, con laici o preti. La Chiesa, ovviamente, non le proibisce, può solo comandare di non farle in determinati luoghi.In pratica, si chiede a Dio, ai santi e alla Madonna di liberare il soggetto dall’influsso demoniaco. Nell’esorcismo, invece, si ordina al demone di uscire, in nome di Dio.
E le “preghiere di liberazione” si possono fare anche al telefono. Su questo filone va pure detto che esiste l’esorcismo a distanza e che questo ha una base teologica. Lo fece Pio XII verso Hitler ma soprattutto Gesù, quando guarì il servo del centurione senza che l’uomo fosse presente.
Venendo nuovamente al rito, l’esorcista fa altre prove, oltre a quella già citata delle frasi latine, per capire se si tratta di vera possessione: usa acqua non benedetta, recitare mentalmente il rito ed impone da dietro il crocifisso. La reazione del paziente, diversa a seconda dei casi, può dire molto sulla sua reale condizione.
Il rito dell’esorcismo, la preparazione
E veniamo, finalmente, al rituale dell’esorcismo. Come funziona?
Allora… il prete deve portar con sé il libro (rosso) con le formule del rito, il crocifisso, l’acqua benedetta, il sale benedetto e l’olio benedetto.A proposito delle cose benedette, non tutte hanno la stessa efficacia perché possiedono un loro valore intrinseco, dato dal simbolo che rappresentano (cioè, l’acqua pulita benedetta non è come la coca cola benedetta…).
Poi, vi possono assistere un medico, laici ed altri sacerdoti, ma solo di provata integrità (pare, infatti, che ci siano stati casi di “infiltrati” appartenenti a sette sataniche).
Proseguiamo… a volte, l’esorcista invita degli angeli, facendo attenzione ad invocare solo quelli nominati dalla Bibbia, sennò rischia di chiamare involontariamente dei demoni. In altre, si appella ai santi. Che anche questi ultimi siano presenti lo dimostra il fatto che il Diavolo sia stato udito dialogare con loro. Aiuti durante l’esorcismo possono pure venire da anime non dannate di laici famosi (come quella del giudice Borsellino) e da santi stavolta presenti di loro spontanea volontà.E possono essercianche i defunti del posseduto, almeno quelli che sono andati in paradiso, tutti insieme in una “sacra alleanza” contro i demoni (che, invece, rifiutino la collaborazione delle anime dannate). Senza dimenticare i “carichi pesanti”, come certi papi, vedi Giovanni Paolo II (pare temutissimo dai demoni) e la Madonna in persona (definita dalle immonde creature “quella là”). Non sono ammesse, invece, riprese video e fotografiche per rispetto delle persone coinvolte.
Il rito dell’esorcismo, si inizia
Poi, l’esorcista prima benedice e di seguito inizia l’esorcismo, con tutte le sue formule. Secondo alcuni, funziona meglio se vengono pronunciate in latino, perché è la lingua della Chiesa. Comunque sia, al di là delle parole dette e di chi sia presente, l’esorcista ordina al Diavolo di andarsene in nome di Dio, a sottolineare il fatto che è solo Lui a permettere la liberazione.
A rito iniziato, una delle preoccupazioni del prete è capire chi sia il demone di turno. Per questo, dopo aver posto la stola sull’indemoniato, avergli unto con l’olio la fronte, la gola, gli occhi, le orecchie e la bocca, poste le mani sulla testa e insufflato aria (il così detto “alito di Dio”), pone le seguenti domande:
- Come ti chiami?
- Sei solo?
- Da dove vieni?
- Dove vai?
- Quando e dove te ne andrai?
Certo, il demone, o addirittura il Diavolo in persona, faranno di tutto per non rispondere, perché sanno che anche una sola ammissione li indebolirà (una volta, al loro posto, ha pensato bene di rispondere san Michele in persona…). E questa è una tradizione che riguarda anche il mondo non cristiano. Cioè, pure nell’antichità il sacerdote della “tal” religione cercava di conoscere il nome del demone che possedeva il malcapitato di turno, sempre per fiaccare la sua resistenza.
Il rito dell’esorcismo, si entra nel vivo
Ad ogni modo, il confronto fra l’esorcista ed il demone inizia solitamente in sordina, nel senso che il posseduto se ne sta tranquillo. Èpoi nel proseguo, con l’incalzare delle preghiere, che si “scatena l’inferno” (ovviamente in caso di reale possessione), come abbiamo visto nel precedente articolo. E dove il povero prete si prende la sua razione di sputi, calci e pugni, mentre il Diavolo cerca di demoralizzarlo dicendogli che non vale niente.
Il rito dell’esorcismo, la fine (forse…)
E come va a finire di solito? Innanzitutto, è necessario che il posseduto vomiti l’eventuale materiale maleficiato che ha ingoiato.
Poi, dipende… perché il soggetto può essere liberato in poche sedute (raramente in una sola), o in tante (una volta uscirono dal posseduto ben 800 demoni). Oppure mai… in ogni caso, mai il demone si trasferirà nel corpo di un’altra persona, esorcista compreso.
Sostanzialmente, però, alla fine è quasi sempre il Bene a trionfare.Eh… per forza, verrebbe da dire. Insomma, non voglio sostenere che alle “Forze del Bene” piaccia “vincere facile”, ma come si fa ad uscire sconfitti da questa atavica battaglia contro le “Forze del Male” quando si ha una superiorità quali-quantitativa così schiacciante (vedi i tanti soggetti che scendono in campo, anzi, da una sola parte del campo)? Certo, vi sono rari casi in cui è Dio stesso che impedisce al demone di andarsene, perché vuole che il posseduto si renda conto dei suoi peccati.
Curiosità su esorcismo ed esorcisti
Ed ora alcune curiosità, schematizzandole:
- L’Associazione Internazionale degli Esorcisti conta oltre 400 soci (la maggioranza italiani) e 124 ausiliari.
- Il rito dell’esorcismo, richiesto ogni anno dal popolo italianoben 500.000 volte, si può praticare, oltre che ovviamente sulle persone, anche verso oggetti specifici e luoghi.
- Curiosamente, nel medioevo si praticavano pochi esorcismi. Evidentemente non ce n’era bisogno. Probabilmente perché la gente era timorata di Dio e del Giudizio Finale (e non del Diavolo, a cui credeva tranquillamente). Detto in altre parole, significa che oggi la gente fa una vita peccaminosa e non crede al Maligno (quindi, non gli oppone alcunaresistenza).
- Il Diavolo si fa intravedere in forme orripilanti ma anche con piacevoli fattezze giovanili. Parola di esorcista.Pure al posseduto può capitare di sbirciare le sue fattezze, sia dal vivo che in sogno (il Diavolo è una delle tante figure che si possono presentare nella fase onirica, un vero altro mondo che esiste per chiunque, posseduto o meno).
- Come mai si trovanoraramente ex voto per indemoniati liberati?È come se non volessero ringraziare, il che è davvero curioso… o forse perché ci sono stati pochi casi davvero risolti…
- Come può guarire con l’esorcismo un presunto pazzo, perché tale è giudicato dalla scienza medica, senza terapie e psicofarmaci? Perché la guarigione non può essere figlia di un semplice effetto placebo del rito, visto che le benefiche conseguenze possono farsi sentire anche molto tempo dopo (vedi liberazione dopo anni di esorcismi).
- Se si dovesse trovare un oggetto che si pensa maleficiato, uno dei canali preferiti dal Diavolo per entrare nelle nostre vite, cosa fare?Prima lo si deve far benedire, poi lo si brucia, facendo attenzione a non respirarne il fumo. Ed infinesi sotterrano le sue ceneri o le si spargono in acqua corrente.
Appuntamento al prossimo articolo, per cercare di rispondere ad una domanda fondamentale: ma la Scienza che cosa ne pensa delle possessioni diaboliche?