Parlando di Misteri e cose inspiegabili perché non terrestri, da buon amante dell’esoterismo non posso esimermi dallo scrivere sui Miracoli legati alle apparizioni Mariane con particolare riguardo ai fenomeni che hanno interessato il sole, a sottolinearne le similitudini nei messaggi ed a mettere in evidenza l’apparizione che ha lasciato un segno analizzabile e visibile a tutti coloro che lo vogliono vedere tutt’oggi.
La Madonna è apparsa sempre a gli umili, a puri di cuore come bambini e sante donne ed è staro così a La Salette, a Fatima, ad Akita, in Giappone, a Garabandal ed a Medjugorje, dove la Mamma celeste al di là del tempo e del luogo quando appare, lascia medesimi ammonimenti all’Umanità e ne preannuncia la prossima fine per la collera di Dio.
Questi messaggi che parlano tutti del decadimento spirituale dell’Umanità e preannunciano un castigo che però può essere evitato attraverso la preghiera e la penitenza, sono assai simili fra loro e tutti indicano una conseguenza escatologica a seguito di un grande segno che ne preannuncia l’imminente arrivo, nonché il manifestarsi della punizione con il fuoco per poi evolversi in peggiori fenomeni.
Ma leggiamo i messaggi della Mamma Celeste per confrontarne le dinamiche comunicative, come a Fatima che si dividono in tre diverse visioni profetiche.
Qui pubblicherò il Terzo messaggio con il testo conosciuto a seguito di un indiscrezione diplomatica nel 1962 in Belgio che riguardava la lettera spedita da Papa Giovanni XXIII a tutti i governanti durante la crisi di Cuba tra gli USA di Kennedy e l’Urss di Krushev e che venne pubblicato dal giornale cattolico News Europa nel 1963.
“Non aver timore, cara piccola. Sono la Madre di Dio, che ti parla e ti domanda di rendere pubblico il presente Messaggio per il mondo intero. Ciò facendo incontrerai forti resistenze. Ascolta bene e fa attenzione a quello che ti dico: Gli uomini devono correggersi. Con umili suppliche, devono chiedere perdono dei peccati commessi e che potessero commettere. Tu desideri che Io ti dia un segno, affinché ognuno accetti le Mie parole che dico per mezzo tuo, al genere umano. Hai visto il prodigio del Sole, e tutti credenti, miscredenti, contadini, cittadini, sapienti, giornalisti, laici, sacerdoti, tutti lo hanno veduto. Ed ora proclama a Mio Nome: Un grande castigo cadrà sull’intero genere umano, non oggi, né domani, ma nella seconda metà del Secolo XX.
Lo avevo già rivelato ai bambini Melania e Massimino, a la “Salette”, ed oggi lo ripeto a te, perché il genere umano ha peccato e calpestato il dono che avevo fatto. In nessuna parte del mondo vi è ordine e Satana regna sui più alti posti, determinando l’andamento delle cose.
Egli effettivamente riuscirà ad introdursi fino alla sommità della Chiesa; egli
riuscirà a sedurre gli spiriti dei grandi scienziati che inventano le armi, con
le quali sarà possibile distruggere in pochi minuti gran parte dell’umanità.
Avrà in potere i Potenti che governano i popoli e li aizzerà a fabbricare
enormi quantità di quelle armi. E se l’ umanità non dovesse opporvisi, sarò
costretta a lasciar libero il braccio di Mio Figlio.
Allora vedrai che Iddio castigherà gli uomini con maggior severità che non
abbia fatto con il diluvio. Verrà il tempo di tutti i tempi e la fine di tutte
le fini, se l’umanità non si convertirà; e se tutto dovesse restare come ora, o
peggio, dovesse maggiormente aggravarsi, i grandi e i potenti periranno insieme
ai piccoli e ai deboli. Anche per la Chiesa verrà il tempo delle sue più grandi
prove. Cardinali si opporranno a Cardinali; Vescovi a Vescovi. Satana marcerà
in mezzo alle loro file e a Roma ci saranno cambiamenti. Ciò che è putrido
cadrà e ciò che cadrà più non si alzerà. La Chiesa sarà offuscata e il mondo
sconvolto dal terrore.
Tempo verrà che nessun Re,
Imperatore, Cardinale o Vescovo aspetterà Colui che tuttavia verrà, ma per
punire secondo i disegni del Padre Mio. Una grande guerra si scatenerà, nella
seconda metà del XX Secolo. Fuoco e fumo cadranno dal cielo, le acque degli
oceani diverranno vapori e la schiuma si innalzerà sconvolgendo e tutto
affondando. Milioni e Milioni di uomini periranno di ora in ora, coloro che
resteranno in vita invidieranno i morti.
Da qualunque parte si volgerà lo sguardo, sarà angoscia, miseria, rovine in
tutti i paesi. Vedi? Il tempo si avvicina sempre più e l’abisso si allarga
senza speranza. I buoni periranno insieme ai cattivi, i grandi con i piccoli, i
Principi della Chiesa con i loro fedeli e i regnanti con i loro popoli. Vi sarà
morte ovunque a causa degli errori commessi dagli insensati e dai partigiani di
Satana il quale allora, e solamente allora, regnerà sul mondo, in ultimo,
allorquando quelli che sopravvivranno ad ogni evento, saranno ancora in vita,
proclameranno nuovamente Iddio e la Sua Gloria e lo serviranno come un tempo,
quando il mondo non era così pervertito.
Va, mia piccola, e proclamalo. Io a tal fine sarò sempre al tuo fianco per
aiutarti”.
Questo messaggio è assai diverso da quanto affermato dalla Chiesa di Roma negli anni 2000, ma dovete sapere che durante il pontificato di Papa Wojtila mio Padre Eufemio che trasmetteva da anni nella Capitale dalla tv privata Quinta Rete, in seguito divenuta l’attuale Italia uno, ebbe il coraggio di leggerlo nel 1980. Potete immaginare il putiferio che ne seguì. Ne parlarono per settimane l’Osservatore Romano e su Radio Vaticana ci furono tanti interventi che però non presero nessuna posizione sulla veridicità o meno. Finchè, durante un viaggio in Germania che Giovanni Paolo Secondo fece nel Novembre 1980, un giornalista della rivista Stimme des Glaubens chiese al Santo Padre del messaggio discusso durante il suo incontro con un gruppo di cattolici tedeschi a Fulda e riporto il tutto in un articolo uscito subito dopo: “Che cosa ci può dire riguardo al Terzo Segreto di Fatima? Non avrebbe dovuto essere pubblicato nel 1960?” il Papa rispose: “Vista la serietà dei suoi contenuti, i miei predecessori al soglio pontificio preferirono la soluzione diplomatica del rimandarne la pubblicazione, in modo da non incoraggiare la forza mondiale del Comunismo a fare certe mosse. D’altra parte, per ogni cristiano dovrebbe essere sufficiente il sapere questo: se c’è un messaggio nel quale è scritto che gli oceani inonderanno intere aree della terra, e che milioni di persone perderanno la vita repentinamente, da un minuto all’altro, allora veramente la pubblicazione di un tale messaggio non rappresenta più qualcosa di così desiderabile. Molti desiderano sapere solo per curiosità e per il gusto del sensazionale, ma dimenticano che la conoscenza porta con sé anche la responsabilità. Essi vogliono soltanto accontentare la loro curiosità, e questo è pericoloso se allo stesso tempo non si è disposti a fare nulla, e se si è convinti che sia impossibile fare alcunché contro il male” ed afferrando il Rosario: “Ecco la medicina contro questo male! Pregate, pregate e non chiedete niente di più. Lasciate tutto il resto alla Madonna!”.
Ecco invece il messaggio di Akita, del 3 agosto 1973, dato dalla Vergine a Suor Agnese Sasakawa:
“Affinché il mondo possa conoscere la Sua ira, il Padre Celeste si sta preparando a infliggere un grande Castigo su tutta l’umanità. Con Mio Figlio sono intervenuta tante volte per placare l’ira del Padre. Ho impedito l’arrivo di calamità offrendogli le sofferenze del Figlio sulla Croce, il Suo prezioso sangue e le anime dilette che Lo consolano formando una schiera di anime vittime. Preghiera, penitenza e sacrifici coraggiosi possono attenuare la collera del Padre. Io desidero anche questo dalla vostra comunità… che ami la povertà, che si santifichi e preghi in riparazione per l’ingratitudine e le offese di tanti uomini. Recitate la preghiera delle Serve dell’Eucarestia consapevoli del suo significato. Mettetela in pratica; offrite in riparazione per i peccati tutto ciò che Dio può mandare. Fai in modo che tutte si sforzino, secondo le capacità e la posizione, di offrirsi interamente al Signore.”
A Garabandal, dove le apparizioni si ebbero dal 1961 al 1965 ed ebbero protagoniste quattro bambine spagnole della Cantabria, l’ultimo messaggio viene dato dall’Arcangelo Michele e recita così:
«Siccome non si è compiuto, non si è fatto sufficientemente conoscere il mio messaggio del 18 ottobre, voglio dirvi che questo è l’ultimo: – Prima la coppa si stava colmando, ora trabocca. – Cardinali, Vescovi e sacerdoti camminano in molti sulla via della perdizione e trascinano con loro moltissime anime. – All’Eucarestia si dà sempre minore importanza. – Dovete, con i vostri sforzi, evitare la collera del buon Dio che pesa su di voi. Se Gli chiederete perdono con animo contrito, Egli vi perdonerà. Io, vostra Madre, per mediazione di San Michele, voglio esortarvi alla conversione. Questi sono gli ultimi avvertimenti. Vi amo molto e non voglio la vostra condanna. – Pregate sinceramente, e Noi vi esaudiremo. – Dovete fare più sacrifici. – Meditate sulla Passione di Gesù».
Una delle bambine, Conchita, riguardo al castigo è chiarissima:
“lo que sí puedo asegurar es que si viene será peor que si estuviéramos envueltos en fuego; peor que si tuviéramos lumbre por arriba y por debajo” (“ciò che posso assicurare è che se viene sarà peggiore che se ci trovassimo avvolti nel fuoco; peggiore che se avessimo il fuoco sopra e sotto di noi”).
Quando le veggenti, poi, videro il castigo nel 1962, cominciarono a lanciare grida disperate nelle loro estasi e a piangere per la paura. A Garabandal la Vergine aggiunse che, morto Giovanni XXIII, mancavano solo tre papi per l’inizio della fine dei tempi. Va ricordato che Papa Pacelli aveva annunciato il Concilio Vaticano Secondo nel 1959 che questo era cominciato nel 1962 ma fu subito interrotto per la morte del Pontefice e si chiuse nel 1965 con Papa Paolo VI.
Fatima ed il miracolo del sole. A mezzogiorno del 13 ottobre 1917 un numero notevole di persone, radunate alla Cova di Iria presso la cittadina portoghese di Fátima, avrebbe visto il disco solare cambiare colore, dimensione e posizione per circa dieci minuti. Avelino de Almeida, redattore capo di O Século, un quotidiano locale di Lisbona, scrisse un articolo il 15 ottobre, sulla prima pagina del suo giornale:
«…calcoli imparziali di persone colte e di tutto rispetto, punto rapite come per influenza mistica, contano in trenta o quaranta mila creature… si vede tutta l’immensa moltitudine voltarsi verso il sole, che si mostra libero dalle nuvole, nello zenit. L’astro sembra un disco di argento scuro ed è possibile fissarlo senza il minimo sforzo. Non brucia, non acceca. Si direbbe realizzarsi un’eclissi. Ma ecco che un grido colossale si alza, e dagli spettatori che si trovano più vicini si ode gridare: “Miracolo, Miracolo! Meraviglia, meraviglia!” Agli occhi sbalorditi di quella folla, il cui atteggiamento ci riporta ai tempi biblici e che, pallida di sorpresa, con la testa scoperta, fissa l’azzurro (cielo), il sole tremò ed ebbe mai visti movimenti bruschi fuori da tutte le leggi cosmiche, il sole “ballò”, secondo la tipica espressione dei contadini.»
E pensare che questo giornalista aveva preso in giro le apparizioni di Fatima e che il suo giornale era anti clericale.
Altro luogo di apparizioni Mariane che ne ha tuttora in corso ed è quindi storia recente, è Medjugorje.
Anche qui fenomeni di guarigioni e conversioni ma soprattutto la “Danza del Sole” che molti hanno ripreso e che in tanti hanno provato a screditare, smontando o tentando di farlo proprio nell’analisi delle riprese. C’è un fatto però, al di là dei filmati ci sono le testimonianze della gente e a chi parla di allucinazioni collettive riporto solo questa testimonianza della psicoterapeuta Fausta Marsicano, docente presso l’Università Europea di Roma, la quale ha affermato:
«Ho visto nel sole questo cerchio pulsante, mobile. Come psicoterapeuta mi sono chiesta se potesse essere un’esperienza di contagio emotivo o di suggestione collettiva, però devo dire che la percezione è stata sincronica, non c’è stata un’iniziale percezione da parte di qualcuno a cui poi gli altri si sono in qualche modo adeguati, quello che ho visto con i miei occhi è innegabile».
Fatima, Garabandal e Medjugorje sono unite dal “Grande Segno”, che in ambedue si dovrà verificare in cielo e sarà visibile a tutti, preannunciato dai “10 segreti”, che anticiperanno tutti i grandi sconvolgimenti che, da qui a breve, coinvolgeranno l’intera umanità!
A tal proposito, mi riferisco al fenomeno del sole di Fatima, voglio riportare quanto ipotizzato da Jacques Vallée, Paul Misraki e soprattutto i portoghesi Joaquim Fernandes e Fina d’Armada.
Questi signori hanno riscontrato e documentato nei loro scritti tante coincidenze tra il fenomeno del sole a Fatima e manifestazioni di Ufo nei cieli terrestri. Tenendo presente che alcuni studiosi di ufologia si sono spinti anche oltre, arrivando ad ascrivere tutta la casistica delle apparizioni a Fatima all’azione di Extra terrestri, va detto che Pio XII affermo di aver visto più volte il fenomeno del sole come a Fatima mentre era nei giardini Vaticani e proprio nel periodo in cui la Chiesa sanciva l’Assunzione di Maria in cielo.
Fra la visione di Pio XII e la “Danza del Sole” di Fatima le analogie sono sorprendenti.
Come a Fatima, nessun osservatorio astronomico italiano registrò un simile fenomeno solare, cui venne dato ampio risalto dagli organi d’informazione, tant’è che il diffusissimo la “Domenica del Corriere” del 28 Ottobre 1951, nella copertina illustrata da Walter Molino, pubblicò una immagine che ritraeva il Pontefice stupito ad osservare il fenomeno.
Inoltre, diversi UFO si fecero vedere nel cielo di Castelgandolfo nel giorno della morte di Pio XII, il nove Ottobre del ‘58. Ecco la descrizione fattane dal Console Alberto Perego (dal libro “L’Aviazione Elettromagnetica di altri pianeti opera tra noi”):
“Il 9 ottobre 1958 Pio XII si spegneva a Castelgandolfo. Nel Pomeriggio furono visti due dischi sorvolare la Villa Papale, ove era la salma del Pontefice. La stessa sera, alle 21,10, un globo luminoso, da Castelgandolfo sorvolò Roma, soffermandosi per pochi secondi, sul Vaticano. Centinaia di persone videro questo globo, e fortunatamente, anch’io, quella sera vidi saettare con luce brillante azzurra detto globo, trovandomi a passeggio a Piazza Farnese con mia moglie”. “… “un omaggio” alla salma del Capo della Cristianità?… Non lo escluderei affatto“.
Il Console italiano, vero Padre dell’Ufologia Italiana, traeva queste ipotesi anche dal fatto che, pochi giorni prima di morire, Pio XII durante un’udienza concessa a un gruppo di pellegrini americani dichiarò: “Vedono il volto di Dio più da vicino Esseri che da sempre proteggono l’Umanità”.
Ma lasciamo il vecchio continente Europeo ed andiamo ad analizzare un miracolo che nel 1500 ha rivoluzionato le credenze sud americane, avviando di fatto una conversione di tutto il nuovo continente e che è possibile vedere tutti i giorni ancora oggi in Messico.
Si tratta dell’immagine della Vergine di Guadalupe o Virgen India che, custodita presso la Basilica della città da cui prende il nome, è apparsa sul mantello di un povero indios mentre questi parlava del suo incontro con la Madonna al Vescovo, telo che è stato analizzato scientificamente dai secoli passati ai giorni nostri.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalla storia, resa famosa da una canzone che è stata il più efficace mezzo di diffusione del Cristianesimo in tutto il Sud America, la canzone della Virgen Morenita.
Nel 1531, a cento anni dalla conquista Spagnola del Messico, l’indio Cuauhtlatòhuac, battezzato Juan Diego. si stava recandosi a messa come faceva tutti i sabato quando si è sentito chiamare da una bella ragazza meticcia che dal colle Tepeyac gli faceva segno di avvicinarsi. Una volta giunto di fronte alla bella fanciulla, questa si presenta come la Madre dell’unico vero Dio e con dolcezza gli affida il compito di chiedere al Vescovo di cominciare la costruzione di una chiesa su quello stesso Colle. Affascinato da quella bellissima donna e dalle sue parole, Juan Diego si reca per ben due volte dal Vescovo Juan de Zumarraga, la prima per riferirgli il messaggio e la seconda per caldeggiarlo. L’eminenza ecclesiale però traccheggiava, non credeva a quanto Juan Diego riferiva e vuole una prova delle sue affermazioni.
Juan Diego, esasperato, si reca il terzo giorno dal suo incontro di nuovo al Colle e qui gli riappare la Vergine Maria. L’indio gli comunica che il Vescovo vuole delle prove a supporto della richiesta e la Madonna per tutta risposta lo esorta a recarsi in cima al colle dove dovrà cogliere delle rose da portare all’alto prelato.
Juan Diego sale la china anche se dubbioso che ci sia qualcosa di fiorito visto che tutta la vicenda si svolge in pieno dicembre e per via del freddo in quel periodo non crescevano fiori Ma con stupore trovò e colse, mettendole nel suo mantello, delle splendide rose che lo aspettavano esattamente nel punto indicatogli.
Sceso dal colle si recò in città e chiese di nuovo udienza al Vescovo che non lo ricevette da solo ma con altre persone tra cui l’interprete ufficiale. Juan Diego informò tutti i presenti del suo nuovo incontro ed aprì il mantello facendo cadere le Rose. In quel mentre, sotto gli occhi del Vescovo e di tutti i presenti, sulla grezza stoffa del mantello, un’umile Tilma come usavano gli indio contadini, apparve l’immagine della Vergine. Strabiliato da quanto vide, il Vescovo credette e si affretto a costruire il Santuario che tutt’oggi ospita la Sacra Immagine.
Ma andiamo a scoprire cosa è questa immagine e lo facciamo attraverso le analisi scientifiche fatte sul Telo e sull’immagine ivi riprodotta.
Innanzi tutto và detto che la Tilma, il mantello di Juan Diego, è dello stesso materiale povero e grezzo dei suoi concittadini dell’epoca ed è infatti costituita da due teli di ayate (un rozzo tessuto di fibre d’agave) cucite insieme da un filo sottile. Che come tale non sarebbe potuto durare che pochi mesi cosi come tutte le stoffe di quel tipo mentre ancor oggi, a secoli di distanza dall’impressione su di esso della Sindone della Vergine, non solo non ha problemi di deperimento ma nella teca in cui è esposto non si copre di polvere ne ci si poggia sopra alcun insetto.
Ed ora andiamo ad analizzare l’Immagine:
L’immagine della Vergine è di dimensioni leggermente inferiori al naturale, la statura è di 143 centimetri ed è di carnagione un po’ scura e questo spiega l’appellativo popolare messicano di Virgen Morena È circondata dai raggi del sole e con la luna sotto i suoi piedi, secondo la figura della Donna dell’Apocalisse. I tratti del volto non sono né di tipo europeo né di tipo indio, ma piuttosto meticcio, cosa significativamente “profetica” vista la data della sua apparizione, così che oggi, dopo secoli di commistioni fra le due razze, la Vergine di Guadalupe appare tipicamente “messicana”. Sotto la falce argentata della luna un angelo, le cui ali sono ornate di lunghe penne rosse, bianche e verdi, sorregge la Vergine che, sotto un manto verde-azzurro coperto di stelle dorate, indossa una tunica rosa “ricamata” di fiori in boccio dai contorni dorati e stretta sopra la vita da una cintura color viola scuro: questa cintura – il “segno di riconoscimento”, presso gli Aztechi, delle donne incinte – indica che la Vergine è in procinto di donare agli uomini il Salvatore.
Dalle analisi come dipinto risulta che è assolutamente impossibile che un’immagine così nitida sia stata dipinta a olio o a tempera sull’ayate, data la completa mancanza di preparazione di fondo ed è da sottolineare come il clima del luogo in cui l’immagine è stata esposta, senza alcuna protezione e per centotrentacinque anni, sia tale da distruggere in un tempo più breve qualsiasi pittura.. Nel 1751 una commissione di sette pittori con a capo Miguel Cabrera è incaricata di compiere una nuova ispezione sull’ayate e i risultati di essa vengono pubblicati cinque anni dopo dallo stesso Miguel Cabrera con il titolo “Maravilla americana”. Le conclusioni dell’autore e dei suoi colleghi sono sostanzialmente le stesse a cui erano giunti i medici e i pittori nel 1666 e cioè che l’immagine non è un dipinto perché i colori appaiono come “incorporati” alla trama della tela, mentre non soltanto una pittura ma lo stesso tessuto dell’ayate, avrebbero dovuto disgregarsi in breve tempo nelle condizioni climatiche della radura ai piedi del Tepeyac. L’impossibilità a resistere in simili condizioni è testimoniata dall’esperimento condotto dal medico José Ignacio Bartolache, il quale tra il 1785 e il 1787 fece realizzare da filatori e tessitori indigeni diversi ayates, il più possibile simili a quello di Juan Diego. Dopo diversi tentativi e scelti quelli che sembrano più in grado di realizzare copie dell’originale, diede incarico a cinque pittori di eseguire copie della Morenita sulla tela non preparata, adoperando i colori e le tecniche di pittura in uso al tempo delle apparizioni. Una delle copie, precisamente quella dipinta nel 1788 da Rafael Gutiérrez, viene collocata il 12 settembre del 1789 sull’altare della Capilla del Pocito, da poco eretta accanto al santuario, ma ci rimane solo pochi anni: nonostante fosse protetta da due spessi cristalli, dovette essere rimossa dall’altare già nel 1796, perché completamente rovinata confermando che l’immagine della Madonna Morenita è “acheropita”, vocabolo d’origine greca che vuol dire “non fatta da mani d’uomo”, stessa definizione data per la Sindone conservata a Torino, cioé dell’immagine di Gesù “impressa” sul lenzuolo con cui fu avvolto il corpo di Nostro Signore nel sepolcro.
Quarant’anni più tardi, e cioè nel 1791, si verificò un incidente che evidenziò altre sorprese. Alcuni operai furono incaricati di pulire la cornice d’oro in cui, nel 1777, era stata racchiusa la Tilma. Gli operai stavano usando una soluzione acquosa di acido nitrico al 50%. Ma mentre eseguivano il lavoro lasciarono cadere del liquido sulla tela. Ebbene, quel liquido avrebbe dovuto provocare un danno irreparabile perché l’acido nitrico entrando a contatto con le proteine presenti nei tessuti di origine animale o vegetale le colora di giallo e disgrega la cellulosa che costituisce la struttura portante delle fibre vegetali. Ma alla Tilma ed all’Immagine non accadde nulla. Il liquido caduto sulla tilma evaporò, lasciando un debole alone che spari col tempo
Nel 1936 il professor Richard Kuhn, direttore della sezione di chimica del Kaiser Wilhelm Institut di Heidelberg, che due anni dopo, nel 1938, ottenne il premio Nobel per la chimica, ebbe la possibilità di esaminare due fili, uno rosso e uno giallo, provenienti da frammenti della Tilma di Juan Diego. I risultati delle analisi, condotte con le tecniche più sofisticate allora disponibili, dimostrarono che su quelle fibre non vi era traccia di coloranti di nessun tipo, né vegetali, né animali, né minerali. Nel 1979, lo scienziato americano Philip Serna Callahan eseguì una quarantina di fotografie all’infrarosso dell’immagine e da uno studio accurato poté confermare gli studi precedenti: la quasi totalità della figura fa tutt’ un corpo con il tessuto dell’ayate, con l’eccezione di alcune parti, come le mani, che appaiono ridipinte per ridurre la lunghezza delle dita, l’intera parte inferiore compresa la figura dell’angelo, l’argento della luna, l’oro dei raggi solari e delle stelle, e il bianco delle nubi che circondano i raggi stessi, ritenuti da Callahan delle semplici “aggiunte”. Non tutti gli scienziati sono d’accordo su questo, perché sia la più antica descrizione dell’immagine, In tilmatzintli, scritta con ogni probabilità da Antonio Valeriano nella seconda metà del secolo XVI e pubblicata da Luis Lasso de la Vega nel 1649 insieme con il Nican mopohua , sia la copia presente alla battaglia di Lepanto, quindi anteriore al 1571, mostrano l’immagine come ci appare oggi. È quindi più probabile che gli interventi di mano umana individuati da Philip Serna Callahan siano, più che aggiunte, dei semplici ritocchi. In ogni caso, è significativo che anche le fotografie all’infrarosso abbiano dimostrato la natura “non manufatta” della Tilma.
Alfonso Marcué, fotografo ufficiale dell’antica Basilica di Guadalupe di Città del Messico, ha scoperto nel 1929 quella che sembrava l’immagine di un uomo barbuto riflessa nell’occhio destro della Madonna.
Nel 1951 il disegnatore José Carlos Salinas Chávez ha scoperto la stessa immagine mentre osservava con una lente d’ingrandimento una fotografia della Madonna di Guadalupe. L’ha vista riflessa anche nell’occhio sinistro, nello stesso posto in cui si sarebbe proiettato un occhio vivo.
Nel 1956 il medico messicano Javier Torroella Bueno ha redatto il primo rapporto medico sugli occhi della cosiddetta Virgen Morena. Il risultato: come in qualsiasi occhio vivo si compivano le leggi Purkinje-Samson, ovvero c’è un triplice riflesso degli oggetti localizzati davanti agli occhi della Madonna e le immagini si distorcono per la forma curva delle sue cornee.
Nello stesso anno, l’oftalmologo Rafael Torija Lavoignet ha esaminato gli occhi della Santa Immagine e ha confermato l’esistenza nei due occhi della Vergine della figura descritta dal disegnatore Salinas Chávez.
Dal 1979, il dottore in sistemi computazionali e laureato in Ingegneria Civile José Aste Tönsmann ha scoperto il mistero racchiuso dagli occhi della Guadalupana. Mediante il processo di digitalizzazione di immagini per computer, ha descritto il riflesso di 13 personaggi negli occhi della Virgen Morena, in base alle leggi di Purkinje-Samson.
Il piccolissimo diametro delle cornee (di 7 e 8 millimetri) fa escludere la possibilità di disegnare le figure negli occhi, se si tiene conto del materiale grezzo sul quale è immortalata l’immagine. Il risultato di 20 anni di attento studio degli occhi della Madonna di Guadalupe è stata la scoperta di 13 figure minuscole, afferma il dottor José Aste Tönsmann che per arrivare a tale scoperta si è servito di strumenti elettronici d’avanguardia, di quelli usati dalla NASA per decifrare le foto inviate dai satelliti dello spazio con ingrandimenti fino a 2.500 volte le dimensioni originarie e con 25.000 punti luminosi su un millimetro quadrato. Gli occhi della Vergine di Guadalupe, studiati in questo modo, rivelarono la presenza non di una sola immagine, ma di un’intera e complessa scena, di cui fanno parte numerose persone.
Vi si distinguono nettamente un indio seduto, nudo, con la gamba sinistra appoggiata al suolo e quella destra piegata sopra l’altra, con i capelli lunghi, legati all’altezza delle orecchie, orecchino e anello al dito. Accanto a lui, un uomo anziano, con la calvizie notevolmente avanzata, la barba bianca, il naso dritto, le sopracciglia sporgenti, e si vede che una lacrima gli scende lungo la guancia destra: in questo personaggio è stato identificato il Vescovo Juan de Zumàrraga. Alla sua sinistra, un uomo abbastanza giovane, e si suppone che si tratti di Juan Gonzales, che fungeva da interprete per il Vescovo de Zumàrraga. Più avanti appare il profilo di un uomo in età matura, con barba e baffi aderenti alle guance, naso grande e marcatamente aquilino, zigomi sporgenti, occhi incavati e labbra socchiuse, che sembra indossare un cappuccio a punta: è un indio mentre sta per aprire il proprio mantello. Egli è rivolto in direzione dell’anziano calvo. Dalla descrizione di queste immagini si capisce che la scena è quella avvenuta quando Juan Diego portò le rose al Vescovo.
Ma dov’è nella storia e nella immagine della Madonna di Guadalupe il collegamento con lo Spazio?
Ebbene, in base ad uno studio scientifico, la disposizione delle stelle sul manto e dei fiori sulla veste nel ritratto della Vergine Maria, non sono affatto casuali. Lo studio da parte di Mario Rojas Sánchez, professore di cultura azteca, partendo dalla somiglianza fra i grandi fiori in boccio visibili sulla tunica della Vergine e il simbolo azteco del monte, è arrivato ad identificare sulla tunica una “mappa” dei principali vulcani del Messico, mentre l’attenta osservazione delle stelle sul manto, invece, ha potuto accertare che queste corrispondono alle costellazioni presenti sopra Città del Messico nel solstizio d’inverno del 1531 che cadeva proprio il 12 dicembre. Considerato che questa scoperta è stata possibile anche grazie alla collaborazione dell’osservatorio Laplace di Città di Messico, appare eclatante che tale disposizione celeste non corrisponde alla normale prospettiva “geocentrica” e cioè come si vedono le costellazioni dalla Terra ma bensì secondo una prospettiva cosmocentrica, ossia come le vedrebbe un osservatore posto nello spazio e ben al di sopra della volta celeste.
Quindi possiamo dire che le apparizioni della Madonna in ogni tempo e luogo siano avvenute, hanno in comune lo spazio, il sole, il cielo e la distruzione dell’Umanità se non intraprende celermente il cammino della conoscenza.
Quindi il Sole che è nello spazio potrebbe essere l’agente scatenante il cataclisma che l’Umanità inevitabilmente sembra destinata a vivere, l’Apocalisse!
Partiamo dal Sole.
In Astronomia è ormai accertato, grazie agli studi che ci sono giunti dagli osservatori dell’attività solare dei secoli scorsi che la nostra Stella attraversa dei regolari cicli di intensa attività con macchie solari che si alternano a periodi riposo tali da giungere alla totale assenza di tali fenomeni. Ora è dal 2008 che ci si attende una ripresa dell’esplosioni di macchie dalla superficie del Sole e questa prolungata assenza di attività che dura da dieci anni fa ipotizzare una ripresa della stessa assai violenta. Aggiungo soltanto che se vogliamo approfondire questo concetto, sappiate che nel 2008, stando alle rivelazioni della NASA, alcuni satelliti Themis hanno riscontrato enormi falle nella magnetosfera terrestre. Diciamo che lo schermo protettivo della terra contro le tempeste magnetiche solari si è squarciato in più punti. Così il risultato di una potente attività solare potrebbe essere molto più drammatico di quanto ci si possa attendere.
Ricapitolando, partendo da un fenomeno ancora privo di una spiegazione – l’improvvisa irregolarità del ciclo solare – e attenendoci alle ricerche della Nasa, possiamo ipotizzare che in un futuro non troppo remoto si verificherà una forte tempesta solare, i cui effetti potrebbero essere acuiti da alcune falle nella magnetosfera terrestre recentemente rilevate. Le conseguenze di questo evento potrebbero essere imprevedibili e drammatiche. La prima parte dell’avvio dell’Apocalisse per questa nostra Umanità.
Dario Del Buono