La mummia della Principessa Ukok è stata ritrovata nel 1993. La campagna di scavi era diretta dall’archeologa russa Natali’ja Polos’mak. L’obbiettivo era l’esplorazione di alcuni tumuli funerari (kurgan) sulla piana di Ukok. Luogo che diede appunto il nome alla giovane principessa.
Luogo remoto
L’altopiano di Ukok è una zona remota di confine tra Russia, Cina, Kazakistan e Mongolia. Il luogo è nel cuore della catena montuosa dei Monti Altaji. Territorio tutt’oggi ricco di luoghi sacri e residenza di sciamani.
L’altutudine del sito è tra i 2000 e i 2600 m.s.l.m. ed è nell’estremo sud della Siberia Russa. La regione ha un clima particolarmente rigido. La mummia della Principessa Ukok, infatti, è stata ritrovata nel permafrost (strato di terreno perennemente ghiacciato).
La Principessa Ukok
Il corpo della Principessa fu rinvenuto in uno stato eccezionale di conservazione. Fatto dovuto anche alle particolari condizioni del luogo. Sepolta con due guerrieri e sei cavalli in un tumulo risalente al V secolo a.C. Da subito non vi sono stati dubbi sull’importanza della persona. Il ricco corredo inoltre certificava l’appartenenza al popolo dei Pazyryk. Un’antica e misteriosa etnia delle steppe siberiane. Effettivamente su questi cavalieri nomadi si conosce molto poco. Questa scoperta contribuì a scoprire molte nuove notizie su di essi, ma anche ad infittire alcuni misteri.
Analisi dei reperti
La Principessa Ukok era riccamente vestita con una blusa di seta cinese, gonna di lana e stivali in feltro. Abbigliamento realizzato con tessuti provenienti da India e Persia. Aveva i capelli rasati ma indossava un’elaboratissima parrucca. Nel suo corredo vi erano trucchi e cosmetici originari del medioriente. Si sono trovati anche semi di coriandolo (usati nelle sepolture reali) e anche semi di cannabis nonché una tenda da fumigazione. Tutto ciò attesta come i Pazyryk pur abitando in una regione così remota, intrattenessero relazioni commerciali e scambi di conoscenze con luoghi assai lontani.
Crogiolo di culture
L’approfondita analisi dei pigmenti usati e dei tessuti ha rivelato un’impensabile rete commerciale all’età del ferro. Ben prima di Alessandro Magno e molti secoli prima della via della seta si è provato che nelle sperdute steppe asiatiche arrivavano prodotti dal mediterraneo, Persia, India, Cina e sud del continente. Alcuni anche dopo viaggi di oltre 3000 Km. Erodoto (famoso storico greco) parla delle tribù dell’Asia centrale nominandoli come Sciti. Erano probabilmente divisi in numerosi regni, tuttavia doveva esistere una solida rete commerciale. Questi popoli erano un incredibile quanto ignoto punto di contatto tra oriente e occidente. Si ipotizza che la loro ricchezza fosse legata all’oro. Metallo riccamente presente nelle loro sepolture. L’etimologia stessa del nome dei monti Altaji pare derivi dal mongolo “altan” che significa “oro”. Tutte queste informazioni rendono sempre più impossibile liquidare questi popoli come semplici “pastori nomadi”, ma ci spingono piuttosto ad approfondire le ricerche.
Morte Prematura
Proprio le ricerche approfondite hanno rivelato la causa della prematura morte della giovane. Avvenuta circa a 27 anni. La ragazza soffriva di osteomielite, un’infezione del midollo osseo, sviluppatasi in età infantile. Ulteriori ricerche hanno portato alla luce che la Principessa Ukok aveva un cancro al seno da almeno cinque anni. Quest’ultimo fu la probabile causa della sua scomparsa. Ma una Tac ha evidenziato lussazioni e fratture, tra cui una cranica, guarite, compatibili con una caduta da cavallo sul fianco destro. La guarigione di tali ferite suscita grandi interrogativi sulle conoscenze mediche e capacità terapeutiche di questo popolo. Fatto accentuato dalla scoperta che uno dei due guerrieri presenta una ferita al collo suturata chirurgicamente anch’essa guarita.
Indagine genetica
L’analisi degli studiosi russi si è poi spostata sul lato genetico. Le sorprese anche qui non sono mancate: contrariamente alle aspettative, la Principessa Ukok è risultata di etnia caucasica. L’origine di questa popolazione è dunque europea o viceversa noi europei discendiamo da popolazioni asiatiche. In ogni caso siamo comunque difronte ad uno stravolgimento delle teorie precedenti ed a una probabile revisione degli antichi flussi migratori. In seguito è stata realizzata una ricostruzione del viso della nobile Pazyryk che ha suscitato forti polemiche tra le popolazioni locali. Infatti le tribù attuali si sono opposte alla tesi che la giovane non facesse parte , se non marginalmente, della loro ascendenza.
Principessa o Sciamana
Colei che chiamiamo Principessa Ukok era davvero tale o c’è dell’altro? In effetti già la sepoltura singola di una donna è unica in questa cultura. Le donne usualmente erano seppellite con i mariti. Questo fatto ha generato il dubbio che si trattasse di una vergine. Forse una sacerdotessa o una sciamana. Nel suo Kurgan si è trovato, come già citato, un contenitore contenente semi di cannabis. Utili per lenire i dolori di cui certamente soffriva, ma anche usati per indurre trance o visioni… Certamente la sua parrucca, dotata anche di un’apposita copertura, aveva molti elementi “magici” e simboli che fanno pensare ad una sua funzione più spirituale o sacra piuttosto che estetica.
Tatuaggi
Tuttavia l’elemento che mi ha maggiormente stupito in questa ricerca sono i tatuaggi. La Principessa Ukok infatti ha sul corpo numerosi tatuaggi. Presenti sulla spalla sinistra, sul braccio, sulle mani e sul ventre. Anche sul corpo dei due guerrieri sono presenti dei tatuaggi ma in maggior numero e su superfici maggiori.
Quello che stupisce non è certo la presenza di questi disegni sulla pelle. Ricordiamo infatti che sono presenti tatuaggi anche sul corpo di Ötzi (la mummia del Similaun) di epoca molto precedente. Qui però siamo difronte ad opere davvero estese e ben fatte. I tatuaggi sono a tema naturalistico e mitologico, con uno stile complesso ed elaborato.
Gli studiosi suppongono che siano stati realizzati praticando dei fori sulla pelle che venivano in seguito sfregati con una mistura di nerofumo e grasso. La cosa certa è che le opere sono state realizzate da artisti dotati sia di tecnica che di capacità.
Davvero appare stupefacente che dei tatuaggi così estesi e complessi, confrontabili senza paura con equivalenti odierni, siano stati realizzati 2500 anni fa con dei mezzi primitivi. Riuscendo anche ad evitare problemi di salute ai portatori dei disegni. Questo, come se non bastasse, si aggiunge alla lista delle stranezze del ritrovamento archeologico siberiano.
Tatuaggi e Steli di pietra
Quello che mi sembra innegabile è la presenza forte delle figure di cervi, capricorni e stambecchi nei tatuaggi sul corpo delle mummie. Una caratteristica che risulta subito come un fortissimo collegamento con le migliaia di steli che costellano i monti Altaji, chiamate appunto “Deer Stones”.
Questi obelischi presentano incisioni che chiaramente coincidono per stile e soggetti agli antichi tatuaggi delle mummie dei Pazyryk. L’età di queste pietre è varia e va dall’età preistorica a quella medioevale. Abbracciando così un lasso di tempo enorme. Periodo che tuttavia sembra aver avuto un filo conduttore probabilmente legato a radici religiose o spirituali. Data l’incredibile estensione di questi monumenti antichi. Si trovano sparsi per tutte le steppe tra Kazakistan, Russia, Cina e Mongolia. Credo dunque che sia assolutamente necessario indagare approfonditamente la questione, che coinvolge l’estensione della zona di influenza degli Sciti, le origini e le tradizioni di questo popolo, le relazioni con altri popoli e le dinamiche migratorie in età preistorica.
La Maledizione
Come ogni mummia che si “rispetti”, anche quella della Principessa Ukok ha la sua maledizione. Le popolazioni locali da subito si sono opposte al prelievo della giovane e alla sua traslazione a Novosibirsk per svolgere le ricerche. Circolano numerose storie su disgrazie accadute in presenza della principessa. Una su tutte, afferma che l’elicottero che la trasportava sia precipitato uccidendo tutti i membri dell’equipaggio e lasciando intatta solo la mummia. Nulla di tutto ciò è accaduto, se non un atterraggio difficoltoso per un’avaria. La vicenda della mummia della principessa siberiana ha probabilmente ispirato anche tutta una serie di altri racconti molto fantasiosi.
Lotta Legale
Quello che c’è di vero è sicuramente l’aspra lotta legale ingaggiata dalle tribù locali contro le autorità centrali per “riavere” la propria principessa. Il comitato degli anziani ha ottenuto che la Mummia fosse portata a Gorno-Altaisk (capitale della piccola repubblica siberiana) e riposta in un mausoleo nel museo nazionale. In seguito il 18 agosto 2014 il consiglio degli anziani ha votato all’unanimità (un solo contrario) per riseppellire la Principessa Ukok nel suo originario luogo di riposo. Questo per placare gli spiriti che perseguitano la regione con alluvioni, terremoti, sciagure e conflitti dal momento della sua rimozione dal suo Kurgan. Il tribunale nel 2015 ha però avversato tale decisione stabilendo che la principessa resterà nel museo nazionale. Akai Kine, capo dei clan, ha intentato appello contro tale decisione. Ad oggi la questione è ancora pendente.
La parte finale di questa ricerca mi fa molto riflettere sulla prepotenza della nostra società moderna. Certa e sicura che in nome della scienza si possa passare su tutto. Sono certamente il primo a essere interessato agli studi e agli sviluppi che la ricerca in campo archeologico porta. Ma sono altrettanto convinto che bisogna coniugare l’indagine con il rispetto della spiritualità e delle tradizioni locali.
Mi auguro che la Principessa Ukok possa presto avere pace. Che le ricerche possano approfondire e scoprire i numerosi misteri che avvolgono la vicenda. Ma sicuramente sono convinto che lei ci guardi con uno sguardo beffardo e divertito. Incredula che a quasi tre millenni dalla sua morte ci sia ancora tanto interesse su di lei.