Chi studia il fenomeno dei cerchi nel grano, ben presto si pone la seguente domanda: ma si tratta di un fenomeno prettamente moderno, diciamo nato negli anni Ottanta, oppure anche i secoli passati hanno testimoniato qualcosa di simile, come potrebbe suggerire l’intrigante vicenda del “Diavolo Mietitore”?
E non è un quesito da poco, perché dimostrare che figure geometriche complesse erano presenti nei campi di tanto tempo fa, significherebbe dare un tocco di reale mistero a questo genere di manifestazioni. E cioè che non sia una semplice forma d’arte, tutta umana, come sostengono gli “scettici”. Perché onestamente diventa difficile pensare che un tempo, quando si moriva di fame, ci fosse qualcuno che si dilettasse a creare dei pittogrammi e, quindi, a distruggere i raccolti.
Quindi, questa prova agognata, esiste? Per molti ricercatori sì, e grazie alla rivista “Fortean Times” che ne parlò nel 1990.
Vediamo di saperne di più… partendo, ovviamente, dall’inizio.
La storia del “Diavolo Mietitore”
Corre il 22 agosto 1678 quando ad Hertfordshire in Inghilterra viene pubblicato un “pamphlet” (cioè, un breve scritto, un “piccolo libro”, che riguarda uno specifico argomento) in cui si racconta la storia del così detto “Diavolo Mietitore”.
Il testo, in formato A5 e di otto pagine compresa la copertina, è costituito da una breve introduzione, da una parte figurativa (che sono poi i due aspetti più conosciuti) e da un vero e proprio testo. Il manoscritto originale è conservato presso la British Library del British Museum e, nonostante alcuni dubbi legati alla grafia ed alla lingua, è ritenuto autentico.
Ma veniamo alla sua conosciutissima immagine, di cui, curiosamente, vi sono almeno tre versioni diverse.
la versione originale del “Diavolo Mietitore”
Una seconda variante dell’illustrazione si ritrova, ovviamente unitamente al testo, nel libro “Bygone Hertfordshire” (che è una raccolta di storie e storielle locali), scritto nel 1898 dal reverendo William Andrews.
dettaglio della versione del 1898 del “Diavolo Mietitore”
Infine, una terza porta la data del 1913 ed è consultabile in un’opera di William Blyth Gerish.
dettaglio della versione del 1913 del “Diavolo Mietitore”
Come mai queste differenze, seppur minime? Perché si tratta di ricopiature del disegno originale. Nello specifico, la versione del 1898 mostra una figura diabolica più tozza e dall’occhio in minore evidenza, mentre quella del 1913 è, in generale, molto meno definita.
Approfondiamo
Al di là di queste curiosità, vediamo ora in sintesi che cosa racconta il librettino. In fondo all’articolo ne ho riportato la versione completa tradotta in italiano.
È, dunque, la storia di un ricco contadino e di un povero mietitore che non riescono ad accordarsi sul prezzo della falciatura di un campo di avena.
Alla fine, l’agricoltore, esasperato, giura che l’avrebbe fatto mietere al diavolo in persona piuttosto che al pretenzioso (ovviamente a suo dire) bracciante. Una battuta, verrebbe da pensare… fatto sta che la stessa notte stessa, il campo appare come un immenso braciere e il mattino dopo risulta perfettamente mietuto in forma circolare. La colpa, o il merito, non può che essere del diavolo, come ben illustra l’immagine che accompagna la storia. Perché si vede una figura cornuta con la falce in mano, fra ampi e concentrici cerchi di spighe.
La prova di un antico cerchio nel grano?
Siamo, dunque, di fronte all’agognata prova che i cerchi nel grano non sono un fenomeno moderno?
Eltjo Haselhoff, lo scienziato che più di ogni altro ha voluto dare un taglio scientifico allo studio di queste singolari manifestazioni agresti, lo scrive chiaramente a pagina 15 e 16 del suo famoso libro “La natura complessa dei cerchi nel grano”:
“Come illustrato dalla stampa corrispondente, sembra comunque che il raccolto fosse stato soltanto appiattito a terra piuttosto che falciato. Si vede in essa una piccola creatura dalle fattezze demoniache che sembra piegare a terra molti steli di grano, sistemandoli con estrema precisione. Il perfetto allineamento a spirale del raccolto appiattito a terra e l’evidente forma circolare sono davvero sorprendenti. Chiunque abbia visto un crop circle dal vivo non avrà dubbi che l’artista che ha disegnato il <Diavolo Mietitore> volesse rappresentare lo stesso fenomeno che si verifica oggi nei nostri campi”.
Non vi son dubbi… i due termini usati da Haselhoff, e cioè “appiattito” e “piegare”, richiamano in modo palese ciò che succede oggigiorno nei campi di grano.
E, quindi? Quindi, occorre leggere il testo in inglese per capire come stiano davvero le cose.
Tutto reale?
Innanzi tutto, non vengono citati né il luogo e né il nome dei protagonisti. Il che fa sorgere il dubbio che non si tratti di fatti reali. Piuttosto il pensiero corre verso una interpretazione di tipo etico/morale del racconto. Ma ipotizziamo che gli eventi siano davvero successi.
Proseguiamo. La luminosità straordinaria è nel campo e non sopra di esso (…field of oats …to be all of a flame…). Quindi, niente a che vedere con le moderne sfere di luce.
Poi, l’avena viene falciata (…he cut them in round circles…) e non appiattita (flattened) o piegata (bent). Cioè, niente piegatura ma una normale falciatura. Non per nulla il racconto si chiama “Il Diavolo Mietitore” e non “Il Diavolo Appiattatore”. Perché uno con la falce in mano cosa dovrebbe fare, se non falciare…
Altre Ipotesi
Ma alcuni ricercatori, non dandosi per vinti, ritengono che l’espressione “…the crop was cut down…”, che si trova in altro punto del “pamphlet”, abbia un significato di “abbassamento” (e, quindi, non di drastica falciatura) degli steli.
Una traduzione che mi pare alquanto stiracchiata, perché basta consultare un qualunque dizionario di inglese per avere la traduzione di “cut down” in “abbattere, uccidere, tagliare, ridurre”.
Ma, dopo aver visto che cosa scrive Haselhoff, vien da chiedersi cosa ne pensino gli altri studiosi di cerchi nel grano (a titolo di significativo esempio, mi limito a considerare solo alcuni dei libri scritti o tradotti in italiano).
Partiamo da Michael Hesemann che a pagina 12 del suo “Il mistero dei cerchi nel grano” scrive:
“…non posso assolutamente ritenere questa stampa del Diavolo Mietitore una prova che il primo misterioso cerchio in un campo di grano maturo sia stato impresso già nel 1678. Come studioso del folclore dei paesi mitteleuropei conosco molte storie di vendetta di questo tipo, scaturite dalla fantasia popolare, un genere letterario molto amato dalla gente semplice, per cui so che tali storie miravano innanzi tutto a moralizzare i costumi e a suggerire riforma sociali”.
I Nuovi cerchi nel grano
Nella sua opera successiva, “I nuovi cerchi nel grano”, a pagina 12, si limita a dire:
“Un racconto risalente al 1678 descrive un misterioso cerchio apparso in un campo, come opera del diavolo: potrebbe trattarsi della prima testimonianza sui nostri cerchi, di cui si abbia notizia, o forse no”.
In pratica, apre alla possibilità che qualcosa di strano possa essere davvero avvenuto, ma il fatto che si limiti a liquidare in due righe la vicenda la dice lunga su come la pensi.
Margherita Campagnolo in “Cum grano salis” a pagina 27, e a proposito di cerchi nel grano in un passato lontano, parla del rischio di identificare come tali“…fatti assolutamente estranei alle vicende crop circle come accaduto per l’ormai famigerato The Mowing Devil del 1678”.
Adriano Forgione nel suo “Scienza, mistica e alchimia dei cerchi nel grano” non vi dedica neppure una parola.
Ed anche Pat Delgado e Colin Andrews nel loro “L’enigma delle tracce circolari” non ne fanno alcun accenno.
Tiriamo le somme
A questo punto, cosa concludere?
Che forse qualcosa di inconsueto in quel lontano passato è davvero avvenuto, e quindi che la descrizione del racconto è attendibile e si riferisce a fatti reali. Cioè, a eventi talmente strani da essere collegati al diavolo.
Però, a dire il vero, ciò non è poi così scontato, perché la storia potrebbe semplicemente sottintendere un significato morale. In pratica, che esiste una giustizia divina, seppur messa in campo da un diavolo che danneggia il ricco esoso, visto che, come si leggerà nel testo completo della storia, costui non oserà neppure toccare il raccolto. Un diavolo abilissimo, tra l’altro, dato che con maestria realizza dei cerchi perfetti con un strumento a mano.
Ma, comunque la si veda, non sembra avere nulla a che fare con i moderni cerchi nel grano, visto che, lo ricordo ancora una volta, il grano viene descritto come tagliato/mietuto e non piegato/appiattito.
Il vero mistero, a questo punto, è come mai questo episodio, che mi pare esca fortemente ridimensionato da un’analisi critica, possa ancora trovare credito in certi articoli, libri e conferenze (non in tutti, per fortuna, come abbiamo in parte visto).
Possibile Spiegazione
Credo che l’unica spiegazione, al di là di una superficialità di approccio che sarebbe sbagliato generalizzare, possa essere la difficoltà che tutti noi abbiamo nel contestualizzare i fenomeni. In altre parole, noi vediamo la realtà con gli occhi nostri, cioè con un filtro fatto di esperienze e di approcci tipici dell’epoca in cui viviamo. La cosa è perfettamente naturale. Ma sbagliata.
Infatti, la figura ricorda quella di un cerchio nel grano perché i cerchi nel grano fanno parte dell’immaginario collettivo moderno. Ma secoli fa le cose stavano in modo molto diverso, quando cioè la società e la cultura avevano poco da spartire con quella attuale. E, di conseguenza, anche il modo di pensare.
Per questo, se ci si limita all’apparenza e non si cerca di andare oltre con un’analisi il più possibile completa, e cioè storica, sociologica, linguistica e scientifica, l’equivoco diventa quasi inevitabile.
Il testo del “Diavolo Mietitore”
IL DIAVOLO MIETITORE: OVVERO, STRANE NOVITA’ NELL’HARTFORD-SHIRE
Questo è il racconto di un agricoltore che trattando con un povero mietitore sul compenso per la falciatura di tre mezzi acri di avena, a fronte di una richiesta troppo elevata del mietitore, giurò che il diavolo avrebbe mietuto il campo al suo posto. E così accadde che quella stessa notte il campo di avena si mostrò come se fosse stato tutto una fiamma; ma il mattino seguente il campo apparve così perfettamente mietuto dal diavolo o da qualche spirito infernale, che nessun uomo (mortale) sarebbe stato in grado di fare la stessa cosa nella stessa maniera. Questo è inoltre il racconto di come l’avena giaccia ora sul campo, ed il proprietario non sia in grado di portarla via.
Autorizzato il 22 Agosto 1678
Gli uomini possono gioire del Cielo, e criticare l’Inferno, come a loro piace maggiormente, perché questi luoghi ci sono veramente, come l’Onnipotente Provvidenza non cessa di mostrare continuamente.
Perché se ci sono cose che ci inducono a credere, al di là dei nostri sensi, che i diavoli esistono, dobbiamo anche necessariamente concludere che questi diavoli hanno un inferno. E se vi è un inferno, ci deve essere anche un paradiso, e di conseguenza un Dio con tutti i doveri che la religione cristiana impone.
Il racconto che segue è un piccolo esempio che conferma quanto detto.
Non tanto tempo fa, nel mese di agosto, accadde un insolito fatto nello Hartfordshire, e non è solo un modo di dire, ed ebbe l’ammirazione di tutta la contea.
Per la sua rarità sfidò qualsiasi altro evento che si verificò anche negli anni a venire ed in qualsiasi altra contea.
La storia è questa.
Nella citata contea viveva un ricco ed operoso agricoltore che, accorgendosi che una piccola parte dei suoi raccolti (circa tre mezzi acri di terra che aveva seminato con avena) era matura per la mietitura, mandò a chiamare un povero lavoratore che conosceva perché aveva già collaborato con lui in un’estate, al tempo della vendemmia. Voleva concordare con lui i termini economici della falciatura.
Il povero decise di vendere “il sudore della propria fronte e la fatica del suo corpo” a caro prezzo.
Il contadino oppose eccezioni e la sua offerta fu molto di più bassa rispetto alla richiesta del povero. Le sue parole divennero poi taglienti e gli disse che il discorso era per lui già chiuso.
Al che il falciatore, temendo di perdere il lavoro, corse dietro al contadino e gli disse, che non voleva dispiacergli e che avrebbe cercato in ogni modo di compiacerlo.
A dimostrazione della sua volontà di servirlo, gli propose un prezzo inferiore a quello da lui originariamente richiesto, ed in più che avrebbe falciato il campo in qualsiasi momento.
Il contadino irritato, con uno sguardo severo ed in modo sbrigativo, gli disse che il diavolo in persona avrebbe tagliato l’avena al suo posto.
Detto questo se ne andò, lasciando in uno stato di profonda frustrazione il povero falciatore.
Noi, comunque, dobbiamo rendere grazia a Dio per la continua prosperità che ci ha donato. Egli non ci giudica per i nostri averi e per lui siamo tutti indifferentemente figli di Adamo.
Non tenteremo neppure di capire la causa o la ragione di eventi soprannaturali, ma di certo essi esistono.
Epilogo
Quella stessa notte, dopo che il falciatore povero ed il contadino si separarono, il campo d’avena divenne tutto una fiamma, con grande costernazione di coloro che videro.
La notizia riportata al contadino la mattinata successiva, non poteva che dargli una grande curiosità di andare a vedere cosa ne fosse stato del suo raccolto di avena.
Naturalmente si ricordò della sua minaccia di far tagliare il campo al diavolo piuttosto che al povero.
Ma non vogliamo tenere il lettore con il fiato sospeso.
L’agricoltore, arrivato sul posto, vide con ammirazione che il raccolto era stato effettivamente tagliato. Non solo, ma il diavolo sembrava aver voluto mostrare tutta la sua abilità non falciando il raccolto nel solito modo, ma in tondo e piazzando ogni spiga con ordine, cosa che non sarebbe bastata la vita di un uomo a farla, mente lui impiegò una sola notte.
Ed il proprietario ebbe paura anche a spostare semplicemente le spighe.
Fine.