Nell’articolo precedente, in cui abbiamo tratteggiato i misteri e leggende del castello di Bardi, ci siano lasciati sostenendo che Moroello, o meglio il suo fantasma, potrebbe non sentirsi solo fra le antiche mura…
Altri fantasmi?
Almeno, così pare a voler ascoltare una signora di mezza età che in tal modo mi apostrofa. “Eh… ma è rimasto indietro, lei.La settimana scorsa sono venuti qui al castello di Bardi quelli della televisione e hanno scoperto che ora c’è un altro fantasma dentro al castello. Il nome… il nome… è Pietro Cella… sì, proprio così, si chiamava o si chiama, non so più cosa sia meglio dire, adesso”.
In realtà, verrò poi a sapere che oltre al “vecchio” Moroello, da un po’ di tempo a questa parte si parla anche della “presenza” di una bambina. Comunque, passata la sincera sorpresa, chiedo come si fa ad essere sicuri che si tratti proprio di lui (chi sarà, poi… mai sentito). “Eh… c’erano due di quelle che parlano con gli spiriti… come si chiamano?… beh… insomma quelle lì… (n.d.a. immagino che si riferisca alle cosiddette “sensitive”). Sono state tutta la notte dentro al castello e così è saltato fuori Pietro. Pensi che era ancora vicino alla sua spada!”.
Un’altra persona mi conferma che l’indagine è stata fatta per davvero, aggiungendo che era presente anche “…quel signore di Bologna, che si vede anche in televisione e che fa le foto ai fantasmi”.
Così, per vincere la mia ignoranza, vado per l’ennesima volta a visitare il castello di Bardi. Qualcosa di questo Pietro ci deve essere per forza. Trovo così, e con sorpresa, una stanza intera a lui dedicata. Scopro che si tratta di un ufficiale degli Alpini, nato a Bardie caduto durante la battaglia coloniale di Adua, nel 1896. Nel mezzo della camera, appoggiata su un tavolo di legno scuro e all’interno di una teca di vetro, fa bella mostra la spada di cui mi parlava la signora.
Il soffio del fantasma
Stavolta è una ragazza a citarmi un fatto che potrebbe alludere ad eteree “presenze”. “In certe serate, lungo le alte mura del lato nord-ovest del castello, si sente una sorta di respiro, quasi un rantolo. Lo chiamano <il soffio del fantasma>”. Ipotizzo che si tratti, semplicemente, del vento che si infila fra le pietre di diaspro rosso. “Una spiegazione c’è, ma non è detto che sia di quelle normali”, afferma enigmatica. Ma non c’è verso di tirargliela fuori. Si limita a farmi capire che il vento non c’entra per nulla. Una signora di mezza età mi conferma la medesima cosa. “Sì, l’ho udito anch’io quello strano verso. Non so, forse si tratta di un uccello. In realtà non ne ho la più pallida idea”.
Non solo fantasmi
Ma ora è giunto il momento di riprendere la storia dei “cerchi di pietre” accennata nel primo articolo e apparsi nel cortile del castello di Bardi.
E la sua storia me la racconta una anziana operatrice della struttura(una sorta di memoria storica). “Per diverse volte abbiamo tentato un esperimento. Alla sera, prima di chiudere, mettevano una manciata di pietre in forma di circolo. Lo scopo era di vedere se <qualcuno>, durante la notte, fosse in grado di spostarle. Al mattino dopo, puntualmente, le ritrovavamo in modo disordinato. Poi abbiamo smesso, tanto sapevamo già come ogni volta sarebbe andata a finire”.
Che dire? Che si tratta di una signora di una certa età, poco incline a dilungarsi sulla faccenda, quasi a mostrare una sorta di timidezza ed imbarazzo per aver fatto una cosa così fuori dal buon senso. Poi, l’assenza di pubblicità dell’esperienza (ho chiesto ad una guida del castello, non ne sapeva nulla), depone a favore della sua sincerità. Su cosa fosse, però, a spostare le pietre è un altro paio di maniche.