In questo articolo ci interesseremo di una teoria che in questi ultimi decenni ha
conquistato l’onore delle cronache ovvero la teoria degli antichi astronauti.
Secondo tale teoria civiltà aliene hanno visitato la terra nel remotissimo passato
interferendo pesantemente sulle vicende dei popoli della terra di quel periodo
storico.
Gli studiosi hanno ricercato le prove dell’esistenza di tali antichi astronauti nei testi
religiosi e nei miti di numerose popolazioni del remoto passato della terra.
Secondo tali studiosi aldilà del contenuto e della forma i miti avrebbero analizzato
per quel che sono : ricordi distorti sfumati qualcosa che ha a che fare col nostro
passato remoto.
Per tali studiosi i miti fanno riferimento ad avvenimenti storici importanti che grazie
alla trasmissione orale hanno attraversato in lungo e in largo moltissimi secoli
quando la scrittura non faceva ancora parte del bagaglio culturale della civiltà.
Proprio i miti di alcune antichissime civiltà fanno riferimento alla visita di entit aliene sulla terra nel remotissimo passato.
Per fare un esempio concreto faremo riferimento ai racconti dei Dogon il popolo del
Mali che continua a venerare il dio creatore Amma che avrebbe dispensato la
conoscenza tramite creature extraterrestri anfibie chiamate Nommo .
I Nommo erano originari di Sirio ed erano verosimilmente giunti sulla terra per
facilitare il processo conoscitivo del popolo dei Dogon.
A questo punto riteniamo opportuno dire qualcosa sulla nascita della teoria degli antichi astronauti.
Il primo studioso a sostenere tale teoria è stato Matest Agrest che espresse l’ipotesi
di un contatto tra alieni e terrestri avvenuto nel lontanissimo passato .
Agrest deve essere ricordato per il fatto di aver divulgato tale idea almeno un
decennio prima che identiche ipotesi fossero poi riprese sviluppate da altri autori.
Agrest balzò all’onore delle cronache nel 1959 quando sostenne che i terrazzamenti
di pietra del sito archeologico di Baalbek potevano essere stati utilizzati per il lancio
di navicelle spaziali .
Baalbek è un’area archeologica distante circa 70 chilometri da Beirut .
Si ritiene risalga approssimativamente al 3000 a.C. : tracce dei primi insediamenti
sono databili al 1800 a.C. anche se la presenza dell’uomo risulta già mille anni prima.
Agrest compì approfonditi studi sulla Bibbia e giunse alla conclusione che diversi
episodi narrati dalla Bibbia facevano riferimento a interventi di esseri extraterrestre.
Nelle vicende antichissime degli esseri umani in particolare Agrest affermò che la
distruzione delle bibliche città di Sodoma e Gomorra era da attribuire a un’
esplosione atomica provocata intenzionalmente da esseri provenienti da un altro
pianeta.
Secondo Agrest sarebbero stati gli esseri alieni chiamati Malakim messaggeri della
suprema attività ad avvertire Loth che Sodoma e Gomorra sarebbero state distrutte.
Egli scrisse che prima di lasciare la terra i visitatori planetari vollero distruggere le
loro riserve nucleari ma prima di farlo raccomandarono agli abitanti del paese di non
restare né in città né in un terreno scoperto.
In particolare i visitatori planetari raccomandarono agli abitanti di nascondersi sotto
terra e di non guardare l’esplosione .
Lo studioso russo affermò che anche altri episodi della Bibbia erano da attribuire a
interventi di esseri extraterrestri .
Agrest sostenne che anche Gesù Cristo era un alieno e che la stella di Betlemme non
era altro che un’astronave aliena.
Le teorie dello studioso russo ebbero un forte impatto sulla mentalità del tempo .
Ma un certo momento la comunità scientifica sovietica intervenne pesantemente
affermando che le idee del giovane Agrest erano nocive e distraevano l’ambiente dai
reali problemi scientifici.
Fu anche condannato l’uso di storie bibliche arrivando a definire pseudo scienza le idee di un paleo contatto.
Dobbiamo dire che la figura di Agrest deve essere considerata una figura pioneristica
per quanto riguarda la teoria degli antichi astronauti .
La paleo astronautica viene anche definita clipeologia : tale termine deriva dal
clipeus lo scudo rotondo dei guerrieri romani ed è stato coniato all’incirca alla metà
del secolo scorso.
Il ricercatore Fabio Marino specifica che la parola clipeologia origina dalle opere di
Plinio il Vecchio in cui si racconta di apparizioni inquietanti nei cieli di quei tempi di “
clipei ardentes “ ( scudi infuocati e di travi brillanti )”.
Una miniera vera e propria di fatti insoliti nell’ambito dell’impero romano spesso
sconfinanti con il più vasto mondo dei fenomeni fortiani è rappresentato dal “Libro
dei Prodigi” di Giulio Ossequente.
Lo storico romano racchiuse nel suo “ Libro dei prodigi” le segnalazioni di fatti
misteriosi contenute nelle opere di Cicerone, Lucano, Tito Livio, Seneca, Plinio e
molti altri.
Alcuni studiosi ipotizzano che Giulio Ossequente abbia trasferito di peso nella sua
opera interi blocchi di cronache scritte prima del suo tempo da autori a noi
sconosciuti in opere andate perdute.
Ciò spiega anche come egli abbia potuto iniziare il suo racconto dei prodigi non dal
suo stesso tempo ma da almeno cinque secoli prima .
La clipeologia indica la ricerca di manifestazioni di ufo nel passato molto lontano.
Per indagare tali manifestazioni vengono utilizzati allusioni riferimenti nelle
mitologie nei testi sacri nei libri degli antichi autori nelle cronache medievali nei diari
di viaggio.
Fabio Marino propone un’avvincente e dettagliata analisi di come erano descritti nel
passato i segni misteriosi che improvvisi apparivano nel cielo .
I nostri antenati spesso li consideravano prodigi se non addirittura avvertimenti
divini.
Dobbiamo mettere in evidenza che molti aspetti della moderna ricerca ufologica e
fortiana hanno effettiva somiglianza affinità e identità con gli eventi misteriosi
descritti nel lontanissimo passato.
Nella seconda parte degli anni sessanta del secolo scorso furono soprattutto Peter
Kolosimo Erik Von Daniken a conquistare la ribalta mediatica per quel che riguarda
la teoria degli antichi astronauti.
Il grande pubblico fu conquistato dalle teorie formulate da questi due studiosi che
sostenevano che alieni provenienti da altri mondi in un lontanissimo passato
avessero potuto davvero visitare la terra .
Lo stile dei due autori era diametralmente opposto Kolosimo appare come un
brillante divulgatore di cronache misteriose condite qua e là da elementi
fantascientifici .
A sua volta Von Daniken appare decisamente più convinto di quello che asserisce
anche se a volte fa passare per verità assodate quelle che sono semplici ipotesi di
lavoro .
Jonas Richter descrive i presupposti ideologici su cui si basa l’argomentazione di Von
Daniken che spiega i miti convertendoli in linguaggio tecnologico . Lo scrittore
svizzero sviluppa anche la visione di una tendenza cosmica all’aumento della
conoscenza e dell’informazione .
Secondo Von Daniken il racconto degli antichi astronauti fa balenare l’idea che
l’umanità un giorno viaggerà nello spazio e diffonderà l’intelligenza in altri pianeti
diventando creatrice di un’altra civiltà.
Gli argomenti affrontati da Peter Kolosimo ed Erch Von Daniken vertevano sugli
elementi fondamentali della teoria degli antichi astronauti : i misteri delle antiche
civiltà i manufatti inspiegabili e l’interpretazione di miti e leggende delle antiche
civiltà in chiave tecnologica .
Sempre per quel che riguarda la teoria degli antichi astronauti colpì molto l’opinione
pubblica la pubblicazione di un libro alla fine degli anni settanta del secolo scorso in
cui William Davenport e il giornalista Ettore Vincenti diedero conto delle loro
ricerche intorno alla fine dell’antica città indiana di Mohenjo Daro .
In tale libro intitolato “ Duemila avanti Cristo distruzione atomica “ i due autori
sostennero che la città di Mohenjo Daro era stata distrutta da un’ esplosione
atomica causata dagli antichi astronauti .
I due autori dopo aver raccolto alcuni detriti della zona considerata l’epicentro del
disastro li fecero esaminare dall’istituto di Mineralogia dell’Università di Roma.
I risultati furono sorprendenti: l’argilla era stata esposta per qualche frazione di
secondo a una temperatura superiore ai 1500 gradi tanto da far iniziare un processo
di fusione poi bruscamente interrotto .
Tale stato di cose escludeva evidentemente il semplice calore prodotto da un forno
e faceva pensare a un’esplosione di tipo atomico .
D’altra parte sulle strade di Mohenjo – daro i reperti rinvenuti sono gli ammassi
vetrificati che almeno prima di essere completamente fusi altro non erano che vasi
di argilla .
Davenport che era un esperto di sanscrito sosteneva che negli antichi testi sacri
induisti era presente il racconto delle imprese di macchine volanti molto sofisticate i
Vimana.
Inoltre Davenport dà una personale interpretazione del Ramayana . Infatti arrivò a
sostenere che nell’antichissima India i Vimana erano stati coinvolti in apocalittiche
battaglie .
In definitiva Davenport si convinse che nella valle dell’Indo nel lontanissimo passato
vi era un nutrito gruppo di extraterrestri che probabilmente stavano sfruttando
alcuni giacimenti metalliferi utilizzando maestranze locali .
Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che altri autori tra cui Mauro Biglino
e Zecharia Sitchin hanno sostenuto che negli antichi testi sacri ci sarebbe la prova
che gli antichi astronauti non solo hanno visitato la terra ma hanno interferito
pesantemente e clamorosamente sulle vicende storiche dei nostri antichissimi
antenati giungendo al punto di modificare il patrimonio genetico dei nostri antenati
creando una nuova razza di abitanti nel nostro pianeta.