Lo abbiamo raccontato nei precedenti tre articoli, il castello di Bardi è ricco di misteri e leggende.
E, dunque, come rinunciare ad una indagine notturna con un gruppo di “cacciatori di fantasmi”? Infatti, non ci si rinuncia…
La preparazione della “notturna”
Ed eccomi fra le mura del castello, in una fredda ed umida notte di ottobre.
Incuriosito, osservo i componenti del gruppo mentre preparano la strumentazione, perché fra questa noto oggetti inconsueti.
Ed ecco un laser, la cui illuminazione si apre a ventaglio. Il che sembrerebbe un controsenso, visto che una delle sue caratteristiche è proprio la concentrazione del fascio luminoso. Nel nostro caso, però, l’anomalo funzionamento è motivato dall’idea che, se “qualcosa” attraversasse il fascio luminoso, sarebbe immediatamente notato, con il suo profilo proiettato sulla parete retrostante.
Così come è singolare l’utilizzo delle cosiddette “esche”. Si tratta di una serie di accorgimenti sonori e materiali che hanno il compito di attirare le possibili “presenze” del luogo. Se, ad esempio, sono vissute in epoca medievale, occorrerà suonare musica e mostrare manufatti tipici di quel periodo. Oppure, se in vita sono state incarcerate, bisognerà far tintinnare delle catene.
Poi, finalmente, parte l’indagine.
Inizia la “notturna”
Ci muoviamo fra le stanze del castello di Bardi guidati dalla debole luce di una pila. Spesso ci fermiamo e rimaniamo al buio. A volte per ascoltare, in altre per evocare gli spiriti del luogo. Ma è sempre il silenzio a farla da padrone.
Ad un certo punto, la sensitiva del gruppo ci guida in un punto da lei ritenuto “caldo”, cioè potenzialmente misterioso. Le viene applicata una imbracatura in stile alpinismo. Il motivo? Visto che, secondo la tradizione, il castello di Bardi ospiterebbe i fantasmi di due personaggi che si sono lanciati dalla cima del “Mastio” e che la ragazza tende ad immedesimarsi fin troppo negli spiriti che contatta, meglio non correre rischi…
I minuti passano. La sensitiva inizia a star male. Piange, si dimena. Si vede che soffre. Curiosamente, il termometro rileva un aumento della temperatura di due gradi (da nove ad undici), in corrispondenza della sua figura. Ricordo che, secondo una certa e controversa letteratura, l’incorporazione di uno spirito provoca un aumento della temperatura superficiale del soggetto in cui entra. Al contrario, una “semplice” apparizione, causa una diminuzione di quella ambientale. Poi, lentamente, la ragazza si calma e torna il silenzio.
La notte prosegue tranquilla, senza altri elementi degni di nota.
A questo punto, verrebbe da dire che, stringi, stringi, nulla sia successo in questo castello di Bardi (almeno di immediata evidenza, cioè escludendo le successive verifiche strumentali). In realtà, non è così. Perché sono accaduti due episodi che, ancora oggi, mi lasciano piuttosto perplesso.
Cosa è successo?
Il primo capita attorno alle ore 23, cioè prima ancora che inizi l’indagine vera e propria.
Con altre persone, sono in cima al “Mastio”, a guardare verso l’alto. Quasi allo zenit, notiamo un bagliore che interrompe il buio profondo della notte. Allargando la prospettiva, le stelle si vedono a sprazzi, il che significa che il cielo è quasi coperto. Tornando alla curiosa luminosità, ci accorgiamo che sembra provenire da dietro una nuvola. Che sia la luna all’ultimo quarto? No, perché so che a quell’ora non può essere ancora sorta. Mi trattengo solo pochi minuti perché impegni mi richiamano in altri punti del castello. Comunque, ho il tempo di scattare una fotografia, che rielaborata, metterà in chiara evidenza lo strano fenomeno. Quando, trascorsa un’ora, avrò occasione di alzare nuovamente lo sguardo, del misterioso bagliore non troverò più traccia.
Il secondo fatto strano nel castello di Bardi succede all’alba del giorno successivo.
Durante la notte, dormiamo dentro a dei sacchi a pelo, al piano rialzato di quello che fino agli anni Sessanta erano abitazioni private (e forse un tempo alloggio per i soldati). Il riposo è tanto breve quanto disturbato dal freddo e dall’umidità (costringendomi ad indossare i guanti).
Al mattino presto sono il primo ad alzarmi e, come da accordi, sveglio il custode. Ho necessità che mi apra il pesante cancello di ferro che conduce fuori dal maniero. Mi chiede alcuni minuti di pazienza. Nel frattempo, mi guardo in giro. Tutti stanno dormendo, qualcuno pure russando.
Ne approfitto per uscire dalla stanza ed andare al bagno. Ma, dopo un paio di minuti, sono già in cima alla rampa delle scale, in attesa del custode. Ed è a questo punto che noto, sullo spicchio di prato visibile in fondo alla gradinata, una figura grigiastra. Cammina velocemente, sparendo subito dalla mia vista. “Accidenti che tempismo!”, penso, sicuro che si tratti della persona che sto aspettando e che si stia dirigendo a passi veloci verso il cancello di uscita.
Mi precipito giù dalle scale ed imbocco quasi di corsa il sentiero acciottolato. In pochi minuti arrivo all’inferriata terminale. Ma, lì, non c’è anima viva. Che faccio? Torno di sopra, cioè al caseggiato dove abbiamo dormito. Ed è a questo punto che vedo il custode uscire tranquillamente dalla sua stanza. “Eccomi… scusami… ci sono…”.
Altre persone si stanno alzando. Sono confuso, perché mi rendo conto che c’è qualcosa che non quadra. Così, attendo alcuni minuti per fare con loro il punto della situazione. Da quando ho notato la misteriosa figura (che, sul momento, proprio “misteriosa” non era per nulla) è passata una decina di minuti. Appuro che, chi non stia ancora dormendo, risulti in piedi solo da pochi momenti. Gli accertamenti non fanno che confermare i sospetti iniziali. Perché appare evidente che, nel momento in cui ero in attesa del custode, nessun’altra persona aveva ancora messo i piedi fuori dal letto.
Quindi, chi c’era o cosa c’era nel castello di Bardi, che sul momento ho interpretato, senza ombra di dubbio, come una persona normale? Chissà…