Il castello di Bardi, con i suoi misteri e leggende, è chiuso, ma non privo di vita.
La visita inizia
Perché alcuni hanno il privilegio di essere ancora lì e di potersi muovere con il favore delle tenebre. Noto una troupe televisiva che sta girando un servizio. Il resto dei presenti, invece, cerca riparo da una notte fredda e molto ventosa. Siamo in attesa di iniziare una visita guidata molto particolare, perché permetterà di percorrere stanze solitamente chiuse, come le misteriose caverne.
L’ospitalità nel castello di Bardi è squisita. Vengono offerti, e con abbondanza, numerosi prodotti locali. Diventa imbarazzante fare una graduatoria di preferenze, nel momento in cui tutto è di massima eccellenza. Alla fine, i frequenti cenni di assenso degli astanti valgono più di mille parole (a dire il vero anche difficili da pronunciare, vista che la bocca è “in altre faccende affaccendata”).
Ci viene illustrata una curiosa teoria sulla nota fotografia del presunto fantasma del castello di Bardi, di cui abbiamo parlato in un articolo precedente. Vediamo di spiegare il suo meccanismo di formazione, a dire il vero un po’ arzigogolato.
In pratica, l’energia emotiva del popolo, accorso prontamente alla caduta dei due amanti, avrebbe permesso che i fatti appena accaduti venissero memorizzati nel diaspro rosso, roccia sulla quale si erge il castello. Inoltre, pare che, in particolari circostanze legate all’attività del sole, questa “memoria” si manifesti a livello ambientale. Se vogliamo fare un paragone “terra terra”, potremmo pensare alla registrazione di un filmato (su quale supporto non ha importanza). Ecco, dunque, che l’energia che permette laregistrazione diventa l’energia del popolo, le immagini sono i personaggi suicidi, il supporto è il diaspro rosso, ed il play che permette di vedere il contenuto è il flusso elettromagnetico scaturito dal sole. Sarà…
La visita prosegue
Ora, il castello di Bardi è completamente al buio. Dalla sua sommità si può osservare una Val Ceno immersa nell’oscurità, interrotta qua e là da sporadiche luci. Il forte vento rende il cielo straordinariamente trasparente, tanto che il debole chiarore delle infinite stelle finisce per rendere le tenebre meno cupe. Il pensiero torna ai secoli lontani, quando qui vivevano le popolazioni dei Celti Liguri. In particolare, la mente corre ai loro riti sacri, grazie ai quali onoravano la natura, nelle sue infinite manifestazioni (alberi, ruscelli, sole,etc). E se natura era una divinità, allora, grazie al sapiente utilizzo della sua essenza, si potevano curare le malattie. Tradizione ancora viva, seppur segreta, in alcune anziane del borgo.
Le stanze che incontriamo sono tante, alcune vissute un tempo con serenità e divertimento dai signori del castello di Bardi, altre, come i tanti ambienti adibiti a prigioni, teatro solo di solitudine e dolore. Galere, va precisato, che sono state utilizzate ininterrottamente fino a pochi decenni fa, con tanto di scritte e disegni (alcuni inquietanti) che lo testimoniano.
E non certo sereno è pure il locale destinato ad accogliere gli appestati (con un’antica targa in pietra a sua memoria).
Così come il luogo in cui furono sepolti tre soldati nazisti, colpevoli di crimini verso la popolazione (e dove sembra che qualcuno percepisca strane vibrazioni…).
Capita a volte, nei momenti di pausa della guida, di udire curiosi rumori provenire da stanze che dovrebbero essere silenziose. Sarà solo colpa del vento? Ci muoviamo guidati dalla debole luce delle lampade.
Ora stiamo percorrendo la stretta scalinata che porta in cima al “Mastio”. Un tempo questa gradinata non c’era ed il suo spazio era, dunque, vuoto.
Mentre salgo, ripenso a Moroello, che proprio in questo punto, si dice, sia precipitato verso la morte, gettandosi dal parapetto della torre (una curiosità, i due amanti avevano scelto punti diversi da cui lanciarsi nel vuoto).
Arriviamo alla stanza indicata come la cappella privata dei Landi, signori del castello di Bardi. Chi ci accompagna questa sera, non ne fa cenno (probabilmente perché la sua attendibilità è dubbia). Ma sembra che nei secoli passati, in questo locale, sia stata murata viva una bambina, affetta da una malattia dal sapore demoniaco (secondo il giudizio del tempo, ovviamente).
La visita termina
Alla fine della visita, il discorso non può che cadere sugli aspetti, diciamo, paranormali del castello di Bardi. Si torna alla fotografia del “fantasma”, in bella mostra nel luogo in cui sarebbe apparso. Si citano, poi, le strane sensazioni colte dai turisti nel corso del tempo, senza dimenticare le testimonianze visive ed uditive del personale del castello. A questo proposito, sembra che mentre le donne rilevino sia “presenze” maschili che femminili, agli uomini siano riservate solo “apparizioni” dello stesso sesso (se così si può dire, visto che si tratta di “presenze” eteree…).
Un curioso l’episodio sarebbe successo ad una nota giornalista televisiva. Sembra che durante una registrazione audio realizzata in un ambiente appositamente lasciato silenzioso, l’apparecchio abbia registrato un unico effetto acustico: quello che scandiva il suo nome. Inutile dire che la donna ne era uscita molto turbata. La stessa guida ci ha raccontato di aver personalmente colto figure colorate ed antropomorfe, neppure tanto fugaci. Così come di essere stato investito da improvvisi e marcati cambi di temperatura in ambienti chiusi. Naturalmente, si è sottratto a qualunque tipo di interpretazioni dei fatti, limitandosi alla loro nuda cronaca.
Ora la “nottata” in questo castello di Bardi è finita (ma non la notte, sono le ore 2.30). In realtà, la presenza di dichiarati medium “ad incorporazione”, doveva garantire un supplemento di esperienza (una sorta di “fuori programma” dell’ultima ora, e come tale non previsto). Li avevo notati ad inizio serata, erano ragazzi e ragazze piuttosto giovani. Ora tutti li cercano. Ma non si trovano. Che siano spariti, rapiti in un’altra dimensione? No, perché, pur capaci di domare le energie sconosciute che travolgerebbero un comune mortale, sembra che non abbiano resistito al vento freddo che da ore batte il castello di Bardi…
Non rimane che percorrere, il lungo sentiero che porta all’uscita (altri rimarranno invece dentro al castello, chi a dormire in sacchi a pelo, chi ripercorrendo in autonomia il giro del luogo). Il pesante cancello in ferro battuto, e dalle maglie a reticolo, si apre, rilasciando un sinistro cigolio. Improvvisamente, a pochi metri sopra la nostra testa, passa velocissima una piccola sfera luminosa che si accende ad intermittenza. Una lucciola? No, troppo grossa e troppo veloce. Che sia una micro-navicella aliena? Nemmeno. Si tratta solo di una falena…
Ad ogni modo, non sarà l’unica occasione di una visita a questo castello di Bardi. Ne parleremo nel prossimo articolo…