Se per alcuni, della vicenda ambientata a Castell’Arquato che andremo a raccontare,ne parla solo la leggenda, per altri è invece la Storia, quella con la “esse” maiuscola, a menzionarla con dovizia di particolari.
I fatti, o presunti tali
Comunque sia, pare che nel XVII secolo la piacentina Castell’Arquato viva una struggente vicenda d’amore e di morte. Ed ecco come sarebbero andati i fatti, secondo la cronaca o la leggenda…
Nel 1620 a comandare questo ed altri territori è il . Ma non è per nulla ben voluto,tanto che il cavaliere Sergio Montale ed il suo servitore, detto “Spadone”, lo vogliono uccidere (oppure viene loro attribuita questa intenzione, tale punto non è molto chiaro). Però, il regnante di Castell’Arquato è persona scaltra, tanto che scopre immediatamente la congiura (o vengono presi come capri espiatori di un malcontento generale).
Comunque sia, secondo la leggenda (o la storia reale) alla fine i due vengono incarcerati, in attesa di essere giustiziati.
Lì, Sergio incontra la bellissima figlia del carceriere, Laura, ed i due finiscono per innamorarsi. E lei decide di farlo scappare, tanto che tra il pensare e l’agire passa poco tempo. Perché il 15 aprile, rubate le chiavi al padre, apre la cella e libera i due congiurati. Ma la leggenda (o la cronaca) non porta ad un lieto fine…
Infatti, nella concitata fuga, il padre carceriere finisce scaraventato giù dal ponte levatoio, per colpa del suo perfido aiutante con cui non corre buon sangue.
Morale, la figlia Laura si ferma per soccorrere il padre ed il solo “Spadone” riesce a fuggire. Perché lei e Sergio vengono catturati ed il 20 maggio 1620 decapitati (il vile aiutante la fa franca e la colpa dell’assassinio viene addossata al povero Sergio).
Ma “Spadone”, dopo sette lunghi anni (o pochi mesi, anche in questo caso non vi sono certezze), ritorna a farsi vivoa Castell’Arquato e uccide il servitore canaglia, causa dell’infausta fuga. Poi, si consegna alle guardie, per attendere lo scontato verdetto della Giustizia.
Sempre secondo la leggenda (o la Storia) e a sorpresa, il podestà sta dalla sua parte e non vuole dar corso all’esecuzione. Si giustifica con lo Sforza, il suo sovrano,sostenendo di non avere soldi per organizzarla. “Mettiamolo in galera a vita”, propone. E così viene fatto (certo, ci si chiede, ma mantenerlo in galera non costa di più?).
Ed oggi?
Da allora, si dice che il suo fantasma e quello dei due amanti vaghino dalle parti della rocca di Castell’Arquato. E c’è pure chi si è attivato alla sua ricerca, ma senza esito. “Meglio non farsi vedere in giro” devono aver pensato i sospettosi fantasmi…