Sono a Careno di Pellegrino Parmense, nella parte più alta della Val Stirone, per approfondire una faccenda che parla di esorcismi. E da alcuni minuti sto attendendo che il sacerdote termini di celebrare la funzione religiosa, per scambiare due chiacchere con lui sulla questione della reliquia legata agli esorcismi. Infatti, lo scopo è di porgli la domanda che mi sta ronzando in testa da alcune settimane. E cioè, “dove si trova quel collare di ferro usato un tempo per stanare gli indemoniati e che <si dice> sia ancora conservato a Careno?“.
Nell’attesa, facciamo il punto della situazione
Associare il collare ai posseduti non è certo una novità. Un tempo serviva per tormentare il dèmone entrato nel corpo di una persona e, quindi, per costringerlo a manifestarsi. La “moda” era nata a Sarsina di Romagna nel III secolo, con San Vicinio. Costui amava mettersi attorno al collo il singolare attrezzo, così come appesantirlo con una pietra, il tutto ad evidente scopo penitenziale. Visto che praticava esorcismi, si è deciso di mettere l’anello, divenuto sacro nel frattempo, attorno al collo delle presunte vittime del demonio. Ora, se queste “davano di matto”, significava che erano davvero possedute, in caso contrario, no. Pare che durante uno di questi riti una persona si fosse addirittura messa a volare, ad un’altra fosse spuntato un garofano dalla bocca. Ovviamente erano tutte vittime del Maligno…
Visto che la faccenda va per le lunghe, esco dalla chiesa, tenendo alle spalle la modesta altura del monte Cristina. Anzi, prima acquisto un piccolo volume esposto nella rastrelliera delle offerte. Scopro, così, un sacco di informazioni interessanti. La chiesa è dedicata alla Beata Vergine Assunta ed i portici che la costeggiano ospitavano i pellegrini che qui si recavano in occasione dell’annuale festa della Madonna. E pare che fin dal tempo dei romani, il luogo fosse ritenuto speciale, con tanto di tempio dedicato ad una divinità locale.
Ora alzo la testa. Sopra l’architrave del portone di accesso, campeggia una criptica frase in latino (cioè, ne risulta chiaro il significato letterale, ma questo è apparentemente privo di senso).
Ricordo che recita:
MILLE IERANT QVINGINTA MINVS SEX ORDINE MESSIS
DVM NOLEM HANC FIERI MACNE (o “MAGNE”) GHIRARDE IVBES
Premettendo che non esiste una traduzione “ufficiale” e che le persone che sanno di latino mi hanno fornito solo risposte parziali, vediamo cosa racconta la semplice traduzione (a dire il vero, quando è possibile farla).
CORREVA L’ANNO 1494 (MILLE IERANT QVINGINTA MINVS SEX)
QUESTO (HANC)
SIA FATTA (FIERI)
GRANDE (MACNE o MAGNE)
GHIRANDO (GHIRARDE)
TU ORDINI (IVBES)
In sostanza, si capisce ben poco, anche perché, come detto, non tutta la frase è davvero traducibile. Forse cita il vescovo Ghirardo che, nel 1494, avrebbe dato l’ordine di restauro ed ampliamento del santuario (la struttura è sicuramente più vecchia, visto che riporta affreschi del 1300). Nel complesso, però, e lo ripeto, la frase risulta indecifrabile nel suo significato e tanti studiosi hanno inutilmente cercato di darle un senso compiuto.
Comunque sia, nella zona di Careno sembra siano transitati personaggi famosi, come la cattolicissima regina Cristina di Svevia (1600), san Bernardino e san Francesco.
Entriamo nel vivo
A proposito, quest’ultimo potrebbe indirettamente confermare un fatto singolare che ho sentito raccontare. Allora, sembra che un tempo fosse costume portare al santuario i bambini con disturbi mentali (alcuni, erano forse indemoniati che avevano bisogno di esorcismi?) e con un mattone in testa (sì, proprio così…). Usanza all’apparenza incomprensibile. Che si tratti di una leggenda? In realtà, sono venuto a conoscenza di due tradizioni che potrebbero dar ragione di questo strano comportamento e confermare casi di esorcismi.
Partiamo dalla prima, e scendiamo idealmente a Pellegrino “paese”, precisamente alla chiesa principale.
Superando il problema che spesso il sacro edificio è chiuso (sono riuscito a recuperarne le chiavi di accesso grazie alla disponibilità di un paio di persone), mi reco nel lato sinistro del presbiterio. Lì si mostrano due curiose formelle, forse proveniente dall’antica e distrutta chiesa di san Francesco. Una evidenzia quelli che sembrano dei corni…
…l’altra il monogramma di Cristo, affiancato da due angeli.
Concentriamoci su quest’ultima. Non è una sorta di “mattone”? E la tradizione riporta che la sua simbologia (o il solo monogramma) venisse replicata su altri “mattoni”, magari con l’aggiunta della scritta “pars mea Deus in aeternum”. Questi, poi, venivano posti sui portali delle case, come benedizione e protezione. Quindi, e qui sta la similitudine, se il “mattone” serviva per proteggere le abitazioni e chi le abitava, perché non poteva svolgere lo stesso compito per le persone afflitte da problemi mentali e di salute?
Ed ecco la seconda tradizione
Non molto lontano da Pellegrino è presente il piccolo paese di San Nicomede. Bisogna sapere che il culto dell’omonimo santo era legato ad una sorgente e che questa avevadato il nome all’antico borgo, cioè Fontanabroccola. Ora, si narra che le acque di questa fonte, incanalate con il tempo nel pozzo della chiesa, curino ancora oggi il mal di testa e, più in generale, abbiano proprietà taumaturgiche.
I fedeli, però, avevano bisogno, come dire, di meritarsi le grazie del santo. Per far questo dovevano recarsi in loco con un mattone sul capo e lì tenerlo pure durante la processione. Insomma, con la penitenza si cercava di forzarne l’intercessione. Poi, lo stesso mattone, idealmente pregno della sofferenza, veniva bagnato dalle acque del pozzo che, in questo modo, “lavavano” via la sofferenza del fedele. E visto che non va buttato via nulla, si racconta che i mattoni abbandonati avessero contribuito all’edificazione della pieve.
In realtà, la tradizione è viva anche ai giorni nostri. Infatti, con partenza da Ponte Ghiara di Salsomaggiore, capita che i fedeli vadano in processione, portando un sassolino in testa o in tasca (il mattone… ehm… sarebbe “troppo”…). Terminato il cammino alla pieve, potranno godere della solenne benedizione.
Arriviamo al dunque
Torniamo al “nostro” santuario di Careno, per la faccenda degli esorcismi. La messa va per le lunghe. E, così, ripenso all’incontro avuto tempo addietro con Paolo, un anziano signore esperto di storia locale. A lui avevo chiesto della vicenda del collare, forse usato, come scritto, per “bloccare” gli indemoniati e fare eventuali esorcismi.
“Non l’ho mai visto, ma è verosimile che un tempo venisse usato per fermare i bambini particolarmente agitati. Quello che invece ricordo bene è la cintura indossata dalle donne durante la benedizione. Pare che aiutasse a rimanere incinte…
E i miracoli… sembra che ne siano avvenuti… Ricordo alcune storie, come quando un ragazzo arrivò con le stampelle e alla fine della messa le appese al muro della chiesa e poi se ne tornò a casa sulle proprie gambe. Oppure di quei due matti che dopo la cerimonia se ne andarono via, diciamo così, come< normali>. Chissà…
Poi, sa perché la Madonna è considerata la sorella di quella di Fontanellato, distante alcune decine di chilometri? Perché una volta i paramenti di entrambe le statue si assomigliavano molto. Successivamente, però, qui a Careno gliene hanno fatto indossare uno diverso”.
Bene, mi sembra di capire che la cerimonia stia terminando. Giusto il tempo per osservare ancora una volta il portale d’ingresso. Qui, oltre alla famosa e misteriosa frase di cui abbiamo già parlato, campeggia il ben noto “Fiore della Vita”, detto anche “Sesto giorno della Genesi” (sei petali = sei giorni della Creazione).
E c’è anche lo spazio per leggiucchiare il libricino acquistato poco prima. Scopro, così, che al di sotto del suo pavimento sono state ritrovate ben undici sepolture di epoche diverse (la più vecchia del XIII secolo) ma anche di tipo diverso. In pratica, una era depositata nella nuda terra, altre in casse di legno, ulteriori in loculi di pietra, per finire in una sorta di stanza (forse dedicata ad un’intera famiglia).
Le pareti del santuario sono invece dominate da varie “Madonna con Bambino”. La cosa curiosa è, appunto, che ce ne sono troppe. Insomma, perché metterne in fila tante, e pure senza una logica apparente? Da ricordare che nel 1837 vennero ricoperte da uno strato di calce disinfettante, vista l’epidemia di colera che stava imperversando nella zona.
Finalmente
Ora la gente sta uscendo dal portone alla spicciolata, la cerimonia è appena terminata. adesso posso fare qualche odmanda sulla questione legata agli esorcismi ed il collare. Avvicino il parroco ormai spoglio dei paramenti sacri. “Guardi, sono qui da poco tempo e non ho mai sentito parlare di <collari> e di esorcismi. Dovrebbe chiedere al sacrestano, ma l’avviso, è sordo come una zucca… Piuttosto le consiglio di contattare la signora… (NdA mi dice il nome e mi fornisce pure il numero di telefono).Se l’anello esiste, lei sa sicuramente dove si trova“.
Vedo il sacrestano muoversi piuttosto indaffarato. Lo capisco, deve rimettere in ordine, prima chiudere la chiesa. “Posso chiederle un’informazione?“. Il tono di voce è alto, ma non altissimo. Dall’altra parte, il silenzio. Mi paro davanti. Ora strillo. Sottolineo le parole con dei gesti, mimando con le mani attorno alla gola un senso di soffocamento. Sembra finalmente capire. “Ah… quelle robe lì non le fanno mica più…“. Quindi, il collare esiste o perlomeno è esistito… Proseguo, con molta speranza. “Dove è conservato?“. Alza di scatto il braccio sinistro, piegandolo a 90 gradi. “Di qui sono passati molti preti…“. Interpreto il tutto come “c’era, sì, una volta, ma chissà dove si trova ora”.
Scatta l’indagine
Così mi decido a telefonare all’esperta locale. Mi risponde subito e fortunatamente non in modo frettoloso come, invece, temevo. “Mah… io non ne ho mai sentito parlare. Però so che alla chiesa portavano i pazzi e le persone che soffrivano di depressione. Non per nulla la Madonna era detta <dei matti>, oltre che essere ritenuta protettrice delle partorienti. Certo, la distinzione fra disturbi psichici e possessione non è così evidente a chi non sia un esperto. Quindi, è possibile che siano state effettuate delle <preghiere di liberazione>, che male non fanno, senza arrivare a dei veri e propri esorcismi, e che i pazienti siano stati in un qualche modo immobilizzati. Però si tratta di una mia opinione. Quello che so per certo è che ci sono persone che hanno dichiarato di essere guarite, dopo la visita al Santuario“.
Naturalmente, occorre approfondire la questione.
L’occasione si presenta in un bar del paese. Ho di fronte un signore di mezza età. “No, non so nulla della storia del collare. Però, ho assistito ad una cosa che mi ha parecchio turbato. Come saprà, lì il 15 agosto si festeggia la Beata Vergine, come a Fontanellato, tanto che le due Madonne sono chiamate <sorelle>. In questa occasione vengono portati i bambini che hanno dei problemi mentali, per una specie di benedizione. Ebbene anni fa,in una di queste ricorrenze, ho visto fanciulli che, proprio mentre il prete pronunciava le parole del rito, erano come impazziti: urlavano e si dimenavano, addirittura si arrampicavano sulle colonne come se fossero delle scimmie. Mi sono davvero impressionato. A proposito di cose strane, ma forse è una leggenda. Nella chiesetta della frazione di Volpi, è presente una statua della Madonna con le gambe segate. Si dice che Le siano state amputate perché spesso la gente ritrovava la scultura fuori posto”.
E, quindi?
Ritornando alla storia dei bambini, si tratta (o forse si “trattava”, visto che non paiono esistere casi recenti) di reale possessione o di semplice isteria? Difficile dirlo.
In ogni caso, il mistero del collare rimane. Il soprannaturale, comunque, sembra aver fatto visita a questo luogo, in un senso o in un altro. E, poi, c’è il dirimpettaio monte Cristina, non meno enigmatico. Ma questa è tutta un’altra storia, ne riparleremo…