In questo articolo si narra la storia della biblioteca antidiluviana che Padre Crescpi avrebbe trovato nella sua vita.
Cenni sulla vita del religioso italiano
Carlo Crespi Croci nasce a Legnano (Milano) il 29 Maggio 1891 da Daniele Crespi e Luisa Croci e muore nel 30 aprile 1892 a Cuenca (Ecuador); è stato un religioso italiano della Società Salesiana di San Giovanni Bosco.
Nel 1917 è ordinato sacerdote.
Nel 1921,consegue la laurea in Scienze Naturali con specializzazione in botanica presso l’Università di Padova e, nella medesima città, si diploma in pianoforte e composizione al conservatorio.
Terminati gli studi decide di trasferirsi in Ecuador, svolgendo la sua attività di missionario per sessanta lunghi anni fra gli indigeni Jivaros dell’Amazzonia ecuadoriana.
Oltre alla sua opera di missionario religioso, si è dedicato all’educazione, al cinema, all’antropologia e all’archeologia.
E’ stato uno dei primi ricercatori della Cueva de los Tayos, oltre che uno dei precursori del cinema ecuadoriano con il suo documentario Los invincibles shuaras del Alto Amazonas (1926).
La sua opera si è svolta principalmente a Cuenca. Lì ha fondato varie scuole e istituti, elementari, tecnici e universitari, oltre a refettori e laboratori per l’infanzia più povera.
Nel 1940 ha istituito la facoltà di scienze dell’educazione, della quale fu il primo rettore.
Il 24 marzo 2006 a Cuenca si è aperta la causa per la sua beatificazione da parte della Chiesa cattolica.
La Biblioteca Antidiluvana ( ovvero antecedente al Diluvio Universale)
Padre Crespi era giunto nella selva amazzonica ecuadoriana nel 1927
Nel corso della sua vita da missionario ha raccolto un considerevole numero di reperti archeologici, con i quali intendeva costituire un museo;
I vari reperti del museo di Crespi, gli erano stati consegnati nel corso del tempo, da indigeni Suhar, che a loro volta li avevano raccolti nella Cueva de los Tayos; tutto quello che gli indios gli avevano portato dalla caverna risale a epoche antiche, prima di Cristo. La maggioranza dei simboli e di alcune rappresentazioni preistoriche risalgono ad epoche antecedenti il Diluvio.
Il religioso italiano sosteneva che i reperti da lui custoditi e collezionati, erano d’origine antidiluviana ; si trattava di una serie di manufatti antichi di inestimabile valore storico e archeologico che vennero nascosti nella caverna da discendenti di popoli mediorientali che erano scampati al diluvio universale.
Tra i vari manufatti c’erano statuette d’oro di stile mediorientale, numerosi oggetti d’oro, argento e bronzo tra cui scettri, elmi, dischi, placche e molte lamine metalliche che riportavano incisioni arcaiche simili a geroglifici e per tale ragione denominata “biblioteca metallica”.
Ecco un elenco di alcune illustrazioni fotografiche significative
Primo reperto della biblioteca : Lastra Metallica con incisioni arcaiche
Si può notare che vi sono impressi dei segni o una sorta di geroglifici, come se si fosse voluto rappresentare la storia di un popolo.
Secondo reperto della biblioteca : La Piramide Solare a 13 gradoni
Questa lastra metallica è molto interessante e particolare per diversi motivi.
Si nota una piramide dove alla sua sommità è rappresentato un sole. Questa sembra ricordare l’occhio onniveggente di Horus delle piramidi egiziane, simbolo riscontrato un pò ovunque.
Ai lati della piramide in alto, vi sono due felini, alla base due elefanti e alla sommità due serpenti.
Descrizione ed Interpretazione
In basso proprio sotto il primo gradino ( in totale i gradini sono 13) della piramide sono rappresentate le lettere di un alfabeto arcaico, che secondo alcuni ricercatori sarebbe un proto-fenicio. Si potrebbero fare alcune considerazioni:
- il sole posto alla sua sommità e i 13 gradini sono indubbiamente simboli massonici
- gli elefanti presenti nel manufatti non sono presenti in Sud America (se non prima del diluvio); questo rafforza la tesi che l’oggetto in questione abbia un’origine non americana.
- i felini rappresentati non sono puma o giaguari (tipici delle culture amazzoniche), ma sembrano gatti, animali sacri dell’antico Egitto.
- il serpente è un simbolo universale adorato in tutte le culture del mondo antico; come immagine del rigenerarsi della vita, e metafora dell’utero della donna (sta, infatti, negli anfratti dei fiumi).
- nel lato sinistro rispetto al sole vi sono 4 piccoli circoli; invece nel lato destro ve ne sono 5, probabilmente rappresentano i 9 pianeti del sistema solare.
- alla base della piramide vi sono lettere di un alfabeto arcaico, secondo alcuni ricercatori un alfabeto protofenicio.
La struttura piramidale ha una conformazione diversa ed inusuale rispetto ai “canoni architettonici” delle piramidi presenti nel continente sudamericano e nel centro America; si potrebbe supporre ad una evoluzione nello stile ma sarebbe stato graduale e progressivo adattandosi alle strutture piramidali delle nuove generazioni.
Il parere dei ricercatori
Secondo il parere dei ricercatori questa “progressione di tendenza” non esiste e la diversità architettonica potrebbe dipendere da una profonda diversità culturale e probabilmente anche di intenti nel realizzare quei monumenti.
Questo reperto ha qualcosa in comune con quelli mediorientali e mesopotamici:
la raffigurazione di un sistema planetario (forse il nostro) e si distinguono nove pianeti divisi in due gruppi ben precisi;
facendo riferimento al nostro sistema solare e sovrapponendolo alla raffigurazione, si potrebbe riconoscere che i pianeti sulla sinistra sono quelli interni e quelli sulla destra i pianeti esterni o gioviani,ma manca la Luna.
Il sitema planetario raffigurato
Non essendo presente il satellite lunare, il gruppo planetario rappresentato potrebbe non essere il nostro sistema solare, perchè nell’antichità esso rivestiva un’importanza fondamentale per le popolazioni e le civiltà.
Uno sul lato dei pianeti interni,che sembra puntare al terzo pianeta (forse la Terra), mentre l’altro dei pianeti esterni punterebbe ad una posizione intermedia tra due pianeti.
Sorge un quesito: perché indicare uno “spazio intermedio” tra due pianeti ed evidenziarlo in modo marcato? Cosa potrebbe esserci in quell’area di spazio vuoto?
Diverse ipotesi e motivazioni
Sicuramente l’indicazione riportata sulla lastra non era un errore, chi l’aveva incisa lo aveva fatto con una precisa intenzione e per una ragione precisa; indica un punto dello spazio vuoto, probabilmente l’area dello spazio in cui è localizzato il baricentro del sistema solare, il punto invariabile o punto laplaciano.
Il significato dei due serpenti
La raffigurazione è relativa al nostro sistema solare e che le indicazioni “serpi formi” stanno ad indicare proprio il suo punto laplaciano. Da semplice raffigurazione si trasforma come un documento che con un linguaggio “moderno” si potrebbe definire interdisciplinare, perché oltre l’aspetto strettamente astronomico, implicava la conoscenza approfondita della matematica, della trigonometria, della fisica e nello specifico, del momento angolare di un corpo e il momento angolare complessivo di tutti i pianeti del sistema solare compreso il sole stesso.
L’indicazione del serpente punta ad una zona tra Saturno e Urano e non tra Giove e Saturno,avrebbe una sua ragione:
si sarebbe trattato di un evento molto più che apocalittico considerando che avrebbe coinvolto l’intero sistema solare e non solo la Terra, in seguito ad una alterazione del momento angolare dell’intero sistema solare .
Rimane ancora in parte non risolto l’enigma di questa lastra e chissà che in futuro si possano effettuare ulteriori indagini per portare più chiarezza.
Terzo reperto della biblioteca: La Piramide con il Sole
Una piramide che ricorda quelle egiziane
Anche in questo reperto si può notare la piramide ma questa volta, a differenza del reperto precedente questa presenta 5 livelli;
all’interno di ogni livello compaiono delle scritte di un alfabeto antico non decifrato;
poi ancora l’elemento elefante, simbolo non tipico delle culture sud-americane poi infine il Sole.
quindi sorge naturale la domanda se la costruzione di questa lamina ha subito l’influenza di una cultura mediorientale….
gli elefanti non sono presenti in Sud America, se non prima del diluvio; infatti i mastodonti si sono estinti con gli altri animali della megafauna nel 9500 a.C. Questo rafforza la tesi che l’oggetto in questione abbia un’origine non americana.
Quarto reperto: un Essere Antromorfico Alato
Confronto con due tavole sumeriche:
La prima figura in alto è il manufatto rivenuto in Ecuador: si nota che il soggetto è esattamente lo stesso identico soggetto del manufatto sumero;
ali, testa di aquila crestata, borsetta o secchiello retto con la mano sinistra, identica postura delle braccia e delle gambe; anche se nelle due raffigurazioni ci sono delle diversità, queste sono trascurabili;
sebbene il reperto ecuadoregno sia più ricco di dettagli, tanto che si può notare che la presunta entità abbia la pelle del capo coperta di squame oppure porta una specie di maglia metallica, di fatto risulta essere lo stesso identico soggetto nella raffigurazione e nella conformazione a quello rappresentato nei manufatti sumerici.
Infatti alle spalle dell’essere alato ecuadoregno si può notare lo scorcio di quello che viene definito l’albero della vita, anch’esso identico al quello presente nelle due tavole sumeriche.
Le ultime due lastre (sumeriche) mostrano alcune figure intente nel fare qualcosa attorno a quello che potrebbe essere interpretato come l’albero della vita:
L’essere alato potrebbe essere un pilota?
La particolarità della raffigurazione, oltre al “pilota” che sovrintenderebbe alla presunta funzione oppure all’attività è che non può non essere riconoscibile. Seppure sotto forma di ideogramma la stessa raffigurazione usata nel culto e nella religione zoroastriana.
Questo reperto potrebbe aver subito l’influenza della cultura mesopotamica , ma le figure presenti a lato della tavola, ossia degli esseri antropomorfi alati, con testa di aquila che reggono con la sinistra una borsetto oppure un secchiello, un piccolo inciso, secondo alcune interpretazioni conterrebbero i semi della conoscenza e del sapere.
L’identicità di alcuni particolari risultano evidenti ed sorprendenti;
la raffigurazione del polpaccio del soggetto, è la stessa;
se si volesse dare una interpretazione artistica, si potrebbe dire tranquillamente che gli autori siano della stessa scuola, cosi come è identica la raffigurazione delle vesti fittamente frangiate e quella dei calzari, così per la rappresentazione dell’albero della vita.
I tre reperti mostrano sol diversità trascurabili e marginali per cui è evidente che l’iconografia riporta o si riferisce ad un medesimo racconto, evento o concetto.
Quinto reperto: Bassorilievo Scultoreo
Tra i reperti donati dagli indio a Padre Crespi, spicca questa particolare lastra che è qualcosa tra il bassorilievo e la scultura.
Aldilà della classificazione attribuibile al reperto, risulta una certa somiglianza con la raffigurazione di un faraone egizio, oppure quella di un dignitario di alto rango o delle gerarchie sacerdotali.
Il soggetto infatti parallelamente alle raffigurazioni egizie, porta un copricapo o corona sormontata dal sole e cinto dal serpente; inoltre si nota una sorta di “bandana” che dalla corona o dall’elmo, scende a coprire le spalle con una sorta di frangia multipla che ricorda quella descritta in precedenza.
Il personaggio sembra essere nell’atto di indossare o spogliarsi del collare dignitario o sacerdotale. Anche qui le somiglianze con le raffigurazioni egizie, ma anche con reperti tangibili,sono più che evidenti.
Considerazioni su somiglianze e analogie
Infatti nelle ultime due figure si possono notare che i lineamenti somatici, la corporatura bovina, la postura, il profilo alare, gli ornamenti sono disposti nella stessa identica posizione e conformazione; dunque la questione che si tratti della raffigurazione della stessa divinità è fuori discussione, però resta un enigma il fatto che una divinità mesopotamica o meglio la sua effige, si trovi diametralmente dall’altra parte del mondo, in un’area geografica quasi scomoda per essere raggiunta dalla regione mesopotamica o dal medio oriente.
Personalmente a me sorge una domanda come ricercatrice, osservando questo personaggio metà umano e metà equino: gli antichi (siano essi sumeri o egizi) conoscendo la genetica ( es. come si evince dall’albero della vita nella figura del quarto reperto) e probabilmente le sue tecniche di manipolazione a scopo riproduttivo, erano soliti fare esperimenti ibridi? Per quale motivo lo facevano? Aumentare la forza muscolare umana per sfruttarla nei lavori pesanti? (Dora Rasà)
Riflessione conclusiva
Alcuni reperti di Crespi vennero sottoposti ad analisi da riconosciuti archeologi come il professor Miloslav Stingi che aveva dichiarato tempo fa:
“Il sole è spesso parte centrale di alcuni reperti incaici, ma l’uomo non viene mai messo sullo stesso piano rispetto al sole, come vedo in alcuni di questi reperti.
Vi sono rappresentazioni di uomini con dei raggi solari che si dipartono dalle loro teste, e vi sono uomini rappresentati con punti, come se fossero stelle uscendo da loro stessi.
Il simbolo sacro del potere è la mente, ma in questi reperti la mente o il capo, è rappresentata simultaneamente come il sole o una stella.”
Ci sono state altre persone che hanno affermato di essere state all’interno della Cueva de los Tayos. Ed anche di aver visto con i loro occhi altre lamine della biblioteca metallica, primo tra tutti l’ungherese naturalizzato argentino Juan Moricz, che dichiarò di aver portato a termine una spedizione nel 1965 guidato da indigeni Suhar.
Nella seconda spedizione, guidata da Juan Moricz nel 1969, alla quale aveva partecipato Gaston Fernandez Borrero, non è stata trovata alcuna traccia della biblioteca metallica, ma solo stalattiti e stalagmiti.
Dopo la seconda spedizione
In un secondo momento, Juan Moricz fece un tentativo di ufficializzare la sua scoperta, il 21 luglio 1969, dichiarando di fronte ad un notaio di aver individuato nella caverna, oggetti importanti dal punto di vista archeologico. Però Moricz non mostrò mai nessuna fotografia dei suoi ritrovamenti.
Ci sono però altre dichiarazioni, come quella del maggiore Petronio Jaramillo, tratta dal libro “Oltre le Ande” di Pino Turolla.
Jaramillo, che aveva dichiarato di essere entrato nella caverna nel 1956, aveva descritto alcuni manufatti antichi e le famose lamine metalliche. Anche in questo caso non ci sono fotografie e pertanto si può concludere che la biblioteca metallica è stata vista e fotografata solo ed esclusivamente nel museo di Padre Carlo Crespi.
Dopo la scomparsa di Padre Carlo Crespi , nel gennaio del 1982, la sua meravigliosa collezione d’arte mediorientale (e antidiluviana), venne portata via dal museo di Cuenca, verso una destinazione ignota.
Alcune voci sostennero che il Banco Centrale dell’Ecuador abbia acquisito, il 9 luglio 1980, circa 5000 pezzi archeologici in oro e argento dalla missione salesiana.
Il destino irrisolto della Biblioteca Metallica
Il responsabile del museo del Banco Centrale dell’Ecuador, però, Ernesto Davila Trujillo,aveva smentito categoricamente che l’entità di Stato acquisì la collezione privata di Padre Crespi.
Secondo altre persone i reperti di Padre Crespi furono inviati in segreto a Roma, ed oggi si troverebbero in qualche cavò del Vaticano.
A questo punto sorge una domanda : se i reperti di Padre Carlo Crespi, inclusa la biblioteca metallica, erano dei falsi, perché sono stati fatti sparire?
Se fossero stati dei falsi sarebbero stati venduti all’incanto in qualche mercatino di periferia, a poco prezzo.
Sicuramente quei reperti erano veri, ma che bisogno avrebbe avuto il legittimo proprietario (l’ordine dei Salesiani oppure Il Vaticano?), d’inviarli a Cuenca?
Forse per nasconderli? In questo caso però Carlo Crespi non li avrebbe mai mostrati a nessuno.
La questione della sua vera locazione rimane ancora aperta
Il mistero della biblioteca metallica di Padre Carlo Crespi, è ancora attuale: nessuno può stabilire con certezza la sua reale provenienza, nè tantomeno la sua attuale ubicazione.
Il suo occultamento può essere una prova non solo della sua autenticità, ma anche del suo inestimabile valore e forse, del suo scomodo significato.
E’ evidente l’assoluta sovrapponibilità dei manufatti facenti parte della così detta “collezione di Padre Crespi” con quelli delle civiltà Sumera, Egizia, Ittita percui risulta normale e logico porsi le domande su come questi reperti si trovino di fatto dall’altro capo del mondo, sul come ci siano giunti e perché.
Dietro questa vicenda controversa sembra ci fossero anche “strani” interessi ; basti pensare che l’astronauta Neil Alden Armstrong avrebbe partecipato ufficialmente ma in forma strettamente privata, a diverse spedizioni; ma non è tutto qui…
poichè ad accompagnare il primo uomo che andò sulla luna, ci sarebbero stati anche agenti di sicurezza statunitensi. Con essi anche agenti ecuadoregni e seppure non vi siano prove, anche un alto prelato inviato dal Vaticano direttamente dalla sede di Washington.
A questo punto sorge spontaneo chiedersi se il museo di Crespi fosse una bufala oppure testimonianza storica autentica
Dunque se la collezione di Crespi era falsa perchè ritenuta una bufala, non sarebbe stato necessario coinvolgere nelle spedizioni esplorative queste persone ufficialmente importanti ……. e qui il mistero si infittisce ancora di più.
E’ probabile che le donazioni al sacerdote erano fatte non da comuni membri della tribù, ma piuttosto da elementi di spicco come gli anziani, lo sciamano, o il capo tribù stesso, questo, non tanto per mostrare maggiore rispetto e considerazione, ma sicuramente perché solo questo livello di figura all’interno della tribù poteva conoscere la vera provenienza dei manufatti.
In questo articolo, che ho redatto citando alcune fonti bibliografiche elettroniche, mi sono limitatata a riportare solo quattro reperti interessanti della collezione metallica antidiluviana però ne esistono altre migliaia….
Un polimorfismo storico-culturale convergente in tanti popoli che rimane ancora scomodo da rivelare alla collettività
Una cosa importante da ricordare è identicità tra i reperti della Cueva de los Tayos e reperti risalenti ai sumeri, agli antichi egizi, agli ittiti; basti pensare ad alcuni elementi ricorrenti come il Sole e la Piramide.
Credo che il Sole volesse rappresentare la fonte principale da cui attingere energia, forza e sapienza spirituale in tutti i campi dell’esistenza.
Essere memori di queste antiche civiltà ci fa comprendere come l’umanità debba comprendere ancora da dove veniamo;
purtroppo chi detiene il potere politico e religioso,continua ancora oggi a nasconderci importanti testimonianze storiche fondamentali per il nostro cammino di ricerca riguardo l’antropogenesi; però sono fiduciosa che la verità a poco a poco salterà fuori poichè non c’è nulla di nascosto che debba durare in eterno.
L’opera di Crespi in qualità di Educatore , Antropologo , Botanico , Artista , Esploratore , Fotografo , Umanitario e Musicista, rimane un’insondabile ricchezza di talenti e di benevolenza riconosciuta dalla popolazione che a sua memoria hanno eretto una statua a Cuenca. (Dora Rasà)