È giunto il momento di analizzare come affronta il tema mistero chi contesta la così detta archeologia “ufficiale”. E, a dire il vero, risultano subito evidenti quegli atteggiamenti che finiscono per impoverire i contenutiche essa propone. Vediamo, dunque, le carenze metodologichedella così detta archeologia misteriosa.
Lo scarso approfondimento dei temi
Si pensi alle gigantesche piattaforme che si trovano a Baalbek, in Libano, e pesanti centinaia e centinaia di tonnellate. Come hanno fatto gli antichi abitanti a spostarle? Il fatto è ritenuto “impossibile”… in realtà il sito è romano, e abbiamo visto nel precedente articolo cosa i Romani siano stati capaci di fare con i pesantissimi obelischi egizi. Se a questo si aggiunge, che le tracce della lavorazione sulle piattaforme sono compatibili con i loro strumenti di lavoro, ecco che il mistero, se non sparisce, almeno ne esce ridimensionato.
Va pure ricordata la curiosa vicenda di quelteschio di animale preistoricorinvenuto in Russialungo il fiume Lena. Sì, perché mostraun foro centrale privo di quelle crepe radiali tipiche da impatto con lance o frecce. Ma nessun colpo di pistola ne è stata la causa (come certuni raccontano), piuttosto una banale infezione del tessuto molle.
La decontestualizzazione
Altro problema della paleoastronautica (come detto nel primo articolo, è uno dei tanti nomi dell’archeologia non allineata con quella “ufficiale”), la decontestualizzazione. Un classico, verrebbe da dire.
Un esempio molto evidente sono le tre famose piramidi di Giza. Perché esse, sono il chiaro risultato di una evoluzione architettonica. Questa è partita dalla semplice mastaba (un cassettone), proseguita con più mastabe sovrapposte (come la piramide a gradoni di Zoser)…
…continuata con una loro copertura, ma anche con esiti poco confortanti (vedi la piramide romboidale di Snefru) e terminata con strutture quasi perfette (tipo la piramide rossa, sempre di Snefru). E dal figlio di Snefru, Cheope, ecco la prima delle tre grandi piramidi di Giza, seguita da quella di Chefren…
Che poi rimangano un mistero le loro tecniche di costruzione è un altro discorso ed un reale enigma.
Il fatto stesso, che al proposito vi siano tante teorie, soprattutto a base di rampe diritte o elicoidali, la dice lunga sulla ignoranza degli studiosi di archeologia.
Ineffetti, di queste ipotetiche rampe non vi è alcuna traccia nella piana di Giza. Questo però, a rigore di logica, non è poi così strano, visto che al termine dei lavori sarebbero state smantellate). Al contrario,sono stati rinvenuti i resti della città di quegli operai che hanno lavorato alla Grande Piramide di Cheope.
In ogni caso, verrebbe da dire che gli Egizi non hanno fatto proprio nulla per aiutare i posteri a risolvere il mistero della costruzione delle loro grandi piramidi…
Confronto visivo
E, visto che siamo in terra d’Egitto, ecco un altro problema ugualmente evidente nell’archeologia misteriosa: il limitarsi ad un confronto visivo.
Sì, perché le piace citare le piramidi d’Egitto e quelle mesoamericane come un chiaro indizio della presenza di un’antica civiltà madre che diffuse la cultura in tutto il pianeta.
In realtà, sono lontane nel tempo (III millennio a.C. le prime, alcuni secoli d.C. le seconde), nello spazio (ovviamente) ma anche per l’utilizzo che se ne fece (tombe le prime, basamento per templi o altari le seconde). Ma, soprattutto,questa comune scelta è dovuta alla maggiore stabilità della forma piramidale rispetto ad altre strutture architettoniche. Insomma, nessun mistero.
Malafede
Purtroppo, c’è pure la malafede a sottintendere l’operato di certuni. E non può essere diversamente, quando, ad esempio, la scelta delle immagini da mostrare è finalizzata a fornire una prospettiva distorta e fuorviante di una certa faccenda.
Esempio, il così detto “alieno di Saqqara”.
Sì, perché si legge che un certo affresco custodito nell’omonimo sito archeologico egizio evidenziniente meno che un alieno “grigio”, con tanto di occhi neri e allungati (e pure con lo sguardo sinistro).
In realtà, l’immagine originale, ben definita e a tutto campo, fa sì che il “nostro” alieno si mostri per quello che è. Egli è un semplice vaso di fiori, con le foglie verde scuro, trasformate ad arte in occhi minacciosi grazie ad una ripresa sfuocata e di dettaglio. Morale, pure qui,di vero mistero non se ne parla.
Una o poche fonti
Altro problema della paleoastronautica, il dar troppo credito ad un’unica fonte, che può essere di valore oppure no (non si dimentichi che, fra migliaia e migliaia di operatori del settore, si troverà sempre la così detta “voce fuori dal coro”).
Inutile nominare i ben noti portabandiera di questa corrente di pensiero. Piuttosto, vediamo due casi, che seppur non citati da chi si occupa di archeologia alternativa, servono per dare l’idea.
Si pensiallo studioso AthanasiusKircher (un vero “pozzo di scienza” per il suo tempo) che nel XVII secolo studiò la scrittura egizia. Si convinse che i geroglifici avessero unicamente un’origine simbolica e non fonetica.
Ma, nonostante la fonte molto autorevole, la teoria non prese piede (per essere poi smontata da Jean-François Champollion con la “stele di Rosetta”). Perché vale sempre il concetto che, se una idea è valida, prima o poi viene condivisa almeno da una parte della comunità archeologica.
Un secondo esempio, il così detto “calcolatore di Antikythera”, quell’incredibile congegno composto da decine di ingranaggi risalente al I secolo a.C. e scoperto nelle acque dell’isola di Creta.
L’idea che fosse un complicatissimo sistema per riprodurre i moti del sole, della luna e dei pianeti (con la conseguenza che nel I secolo si avessero tali avanzate conoscenze astronomiche) non fu inizialmente accettata.
Poi, di fronte all’evidenza dei fatti, lo divenne (comunque, le fonti scritte del tempo parlano di altri sofisticati meccanismi, anche se purtroppo non sono sopravvissuti, quindi proprio eccezionale il “calcolatore di Antikythera” non lo doveva essere).
http://www.giovannipastore.it/ANTIKYTHERA.htm
Nel prossimo articolo entreremo ancor più in dettaglio su come “ragiona” chi contesta l’archeologia “ufficiale”…